Architetti visti dai restauratori, il decalogo
Il lavoro del restauratore, nei casi di superfici decorate dell’architettura, si svolge a stretto contatto con la figura professionale dell’architetto e spesso si condividono progetti, lavori e speranze
Tuttavia in molti casi il rapporto tra le due professioni ha un risvolto comico, tra amore e disperazione
Così, dopo lunghi studi, nella mia visuale da restauratrice, non posso esimermi dal compilare un elenco semi serio della tipologia di architetti che mi è capitato di incontrare nei cantieri di restauro.
1 – Il geometra dentro: ha frequentato l’istituto per geometri prima di iscriversi alla facoltà architettura e, nonostante la laurea e i corsi di aggiornamento resta un “geometra inside” e non può dirlo a nessuno, ma certi estetismi frivoli dei suoi colleghi proprio non li capisce. Quando si trova in un cantiere di restauro lo affronta con sopportazione e remissione, così come si deve sopportare una qualche malattia virale, e invoca il Santo protettore dei cementi armati… che finisca il prima possibile!
2 – Il tecnico: L’architetto tecnico è un professionista serissimo, lascia poco spazio a ciò che non sia direttamente riconducibile a numeri, misure o calcoli, se gli capita del restauro in un suo cantiere cerca di incasellarlo in una voce di capitolato e di evaderlo con diligenza, al più presto. Se il malcapitato restauratore gli dovesse far notare timidamente che, i capitolati da lui predisposti non rispondono minimamente ai parametri del restauro conservativo. Riceverà in risposta un auto elogio, che lui la sa lunga in materia di restauro e che non è punto il caso di contraddirlo! Avanti il prossimo.
3 – Il lineare: monocromo, monotematico, mono-stilistico, monotono! Si possono riconoscere i suoi interventi perché hanno sempre le stesse caratteristiche, gli stessi colori, lo stesso stile. Sia che si tratti di una casa in riva al mare, ai piedi della montagna oppure del campanile di una Chiesa . Nulla lo distoglierà dal suo gusto. In caso di restauro imporrà i suoi colori preferiti e a nulla varranno gli affreschi del cinquecento che verranno “accerchiati” o le campagne stratigrafiche, il suo sigillo di fabbrica non vi darà tregua! Un incubo dall’aspetto cortese.
4 – Il vanesio: Normalmente lo si riconosce dalle scarpe e dagli occhiali, molto molto glamour . Si vanta di avere nel suo carnet molti interventi di restauro. Non ha sostenuto neppure un esame di storia dell’arte ma da lezioni a destra e a manca. Nonostante tutto, quando arriva nel cantiere di restauro è una festa, si parla di ogni argomento tranne che di lavoro. Lascia al restauratore agio di lavorare bene, in cambio il restauratore gli lascerà la paternità di ogni scelta geniale
5- Il razionale: Non si diletta di restauro e non ne fa un mistero, si affida a chi è del settore e che gli possa garantire un risultato di pregio … con i restauratori è amore eterno!
6 – L’ibrido È un soggetto strano per la categoria, ha il corpo da architetto e la testa da restauratore. In qualità di architetto ostenta superiorità nei confronti dei restauratori ma il suo sogno è saper restaurare come loro. Si destreggia agevolmente tra cazzuole e pennelli ma si sente qualcosa di più. Questa mescolanza trans professionale si traduce spesso in un essere in pena che stenta a trovare la propria collocazione
7 – Il conservatore: ha conseguito laurea, specializzazione, dottorato di ricerca ed un paio di master nel restauro architettonico, va in brodo di giuggiole quando vede un mattone con impresso il logo dell’antica fabbrica e sogna di passare le sue giornate tra castelli, scavi e chiese. Per i restauratori è una sorta di animale mitologico, un unicorno, poiché in un cantiere di restauro nessuno lo ha visto mai. Solitamente ha pochi lavori, oppure collabora con il grande studio di architettura, che lo mette a scegliere il colore delle mattonelle del condominio di via del cementificio.
8 – Il fenomeno: Si tratta di un architetto oggettivamente geniale, vanta progetti bellissimi e, dove passa lascia il segno, tutti lo conoscono, molti cercano di imitarlo. Quando gli capita un cantiere di restauro, lo tratta con l’aria di sufficienza di chi ha esperienza in tutto e in tutto eccelle. E che ce vuole! Solitamente resta di sale di fronte alla complessità del cantiere di restauro, ma non lo ammetterà neppure sotto tortura! Nel frattempo si appunta sull’agenda … “al prossimo cantiere di restauro chiamare muratori in OG2 anziché restauratori!” (Si è offeso quando il restauratore è inorridito di fronte a quel suo vezzo di scavare negli intonaci antichi della facciata, piccoli riquadri di muratura strutturale dall’effetto brufolo)
9 – L’epifenomeno, collaterale al fenomeno, lo imita, lo segue e lo blandisce, aspira a divenire un giorno come lui, nel cantiere di restauro non è male, ma cogliete l’attimo, si trasformerà presto in un fenomeno di cui sopra
10 – Il creativo … il vero incubo nei cantieri di restauro è lui, l’architetto creativo! Non riesce a pensare di non poter lasciare traccia di se e della sua debordante creatività in ogni lavoro, in ogni cantiere, in ogni progetto. Quella storia che nel cantiere di restauro vada tutto conservato così com’è, lo fa soffrire terribilmente e comunque riesce sempre a metterci lo zampino. Per intenderci è quello che distrugge chilometri di intonaci antichi per poi commissionare il decoro sotto gronda ex novo. Noi restauratori, di fronte a tutta quella creatività, ci chiediamo se per caso, non sarebbe meglio riposta in un lotto edificabile della periferia cittadina!
Sei un architetto e non ti riconosci? Aggiungi le correzioni
Ho dimenticato qualche tipologia … aggiungila nei commenti
Testi e immagini
SilviaContiResaturoConservativo
SETTE, inutile anche solo starci a pensare 😀
Ciao sette, come va la scelta delle piastrelle! :))
A metà tra ibrido e conservatore. Appena trovo il tempo ribalto l’analisi, anche il profilo del restauratore può dare grandi soddisfazioni…
… non ho dubbi Antonella, attendo di farmi quattro risate :))