Oggi voglio pensare ad una preghiera, comune a tutte le credenze religiose, per la martoriata città di Genova. Affinché una speranza, una nuova speranza dia vita ad un cristallino e disinteressato amore per il bene comune, quello della nostra povera Italia
Perché costruire edificare e, più genericamente svolgere con ineccepibile correttezza il proprio lavoro torni ad essere il fondamento di rinascita della società.
La nostra società è oggi asfittica e decadente . Quando rivolgo il mio pensiero a certe espressioni dell’Italia contemporanea, mi torna alla mente “Sembran fére d’avorio” la poesia di Anton Maria Narducci sui pidocchi della donna amata!
Mi occupo di restauro di opere d’arte , questo blog si occupa di restauro e non di statica delle strutture ingegneristiche. Ciò nonostante il crollo del ponte di Genova mi induce pensieri e riflessioni sul lavoro in genere su come si svolge e su chi lo svolge
Sui talenti e sulle capacità spesso frustrate
Sui valori, sull’etica e sulla morale, argomenti che ai più possono suscitare un sorriso di compatimento. Ma sarà attraverso la correttezza professionale, di ogni professione, che il nostro paese potrà riprendere forza e solidità
Fare bene il proprio lavoro deve tornare a dare una soddisfazione superiore all’appropriazione indebita. L’appropriazione indebita, sia essa di lavori, incarichi, prebende o denaro deve tornare nella sfera dell’illecito
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/Schermata-2018-08-16-alle-13.03.27.png11681024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-16 13:07:332018-08-17 09:17:21Genova, preghiere e speranze
Con questo titolo da manualistica frivola vorrei in realtà indagare una problematica molto diffusa, potremmo definirlo un tranello che ogni addetto ai lavori, ogni esperto d’arte ed ogni appassionato, prima o poi incontra. Parlo della probabile confusione tra due stili e la possibilità di errore nella datazione di un oggetto apparentemente medievale che in realtà è ottocentesco
Tutti sappiamo che il neo gotico, tendenza stilistica affermatasi nel XIX secolo che amava e ambiva imitare il gotico. Lo imitava così accuratamente, nello stile e nella forma che oggi, complice la patina che ormai ricopre anche le opere neogotiche, diviene di difficile distinzione
La questione può sembrare banale all’apparenza. I due stili, in cui il secondo imita il primo in un ritorno di fortuna critica, sono distanziati da 5 ai 7 secoli, a seconda dei casi e delle aree geografiche. Eppure i falsi medievali sono all’ordine del giorno, tenendo presente che molti edifici medievali sono stati “restaurati” con gusto neogotico nell’ottocento. In quei casi specifici vi saranno parti originali e porzioni neogotiche che convivono sulla medesima facciata
Vediamo come la disciplina del restauro può contribuire a distinguere questi due stili in questo decalogo
In linea generale il neogotico tende a idealizzare e perfezionare il gotico originale perciò, tende a renderlo più lucido, preciso, speculare e rigido. Questo si manifesta in tutte le espressioni artistiche dall’architettura alla pittura, alla gioielleria, alle vetrate, ecc
Gli intonaci ci offrono uno spunto molto utile. Nello stile neo gotico gli intonaci sono generalmente di granulometria sottile, lisci e compatti. Composti dal legante minerale ( calce idrata) e, per lo più da un inerte unico, spesso sabbia di fiume ben vagliata.
La scultura neo gotica utilizza spesso materiali che non erano in uso nel medio evo; sia per quanto riguarda la materia prima da scolpire (predilige pietre dure e compatte che tengano il taglio), sia per quanto attiene gli attrezzi da scultura. Se si osserva con attenzione si troveranno tracce di attrezzi più avanzati che consentono la definizione di forme più precise e una lucidatura superficiale. Tuttavia la scultura è l’espressione artistica che riesce meglio ad ingannare, soprattutto quando è realizzata sulla pietra arenaria, che degradandosi e perdendo gli strati superficiali, rende difficile il riconoscimento
I colori, il periodo neo gotico corrisponde alla rivoluzione industriale ed alla nascita dei colori in tubetto, oltre che alla messa a punto di nuovi pigmenti, pertanto un analisi chimica potrebbe aiutare molto a distinguere pigmenti antichi da quelli nati nel XIX sec.
Il blu merita una nota a parte, nella pittura in genere, nel periodo neo gotico si tende a sostituire il blu cobalto ed il lapislazzuli con il blu oltremare. Saper distinguere a occhio questi pigmenti aiuta molto nell’individuazione della giusta collocazione storica
Le dorature, il neo gotico adora le dorature e spesso ne abusa, dal punto di vista tecnico sono realizzate come quelle medievali ma il bolo e la mestica preparatoria possono differire parecchio e svelarci dei segreti
I bianchi, così come i blu sono un distinguo fondamentale nel periodo neo gotico si utilizzano i bianchi più bianchi, si abbandona la calce e la biacca per indirizzarsi verso i nuovi prodotto come il bianco di zinco
Le tecniche sono spesso simili a quelle antiche ma vi si trovano piccoli distinguo, ad esempio i dipinti murali sono sempre meno a fresco e più a secco, questi ultimi utilizzano spesso un colore bianco uniforme di fondo e supporto per il dipinto e prediligono le superfici lisce e compatte.
I mosaici sono generalmente distinguibili per un enfasi del dettaglio e della narrazione dell’iconografia, ma anche dal colore delle tessere di pasta vitrea nonché dalla modalità di allettamento delle tessere stesse.
I documenti, infine non si possono che citare i documenti, per il periodo neogotico sono molto più presenti che per il medioevo pertanto vi consiglio di cercare, scavare, scartabellare e, alla fine qualche documento della vostra opera neogotica emergerà
Buona ricerca a tutti
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_0979.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-14 08:43:282018-08-16 11:24:46Gotico o Neogotico? Il decalogo del restauratore
In queste notti estive alziamo gli occhi per vedere le stelle cadenti e speriamo così di realizzare quel nostro sogno, proprio quello … ma già che ci siamo anche quell’altro, quello che teniamo di riserva, non si sa mai che ci sia posto
Anche i restauratori sognano, anzi sono sognatori per eccellenza.
Vediamo cosa sogna il restauratore medio
Innanzitutto, il giovane futuro restauratore, sogna di diventare restauratore
Dopo di che sogna di poter entrare in quella prestigiosa scuola per indossare il camice bianco ed accedere a tutti i segreti del mestiere come fosse l’accesso al paradiso
Poi comincerà a sognare di restaurare quella bellissime opere d’arte. Prima quella che vedeva sempre in quella via dove andava da bambino e poi quella famosissima che spicca da tutti cartelloni pubblicitari, ma si, quella di quel museo famoso
Per ovvia conseguenza sognerà di fulminare tutti i concorrenti che avranno avuto accesso a quelle meravigliose opere al posto suo
Quindi, come per ogni altra categoria umana, sognerà di diventare ricco e famoso
E le stelle cadenti guardano il folle sognatore e scuotendo il capo gli chiedono inascoltate, ma sei sicuro? Vuoi davvero diventare un restauratore? Sicuro, sicuro?
Le stelle sono buone e … POP! Danno inizio al processo di avveramento dei sogni dell’aspirante restauratore. Un processo burocratico lungo e tortuoso, quasi come quello della disciplina transitoria della qualifica dei restauratori per darvi un’idea. Loro hanno fatto il loro lavoro, hanno dato inizio al processo ed in parte, esaudito il desiderio
Così dopo qualche anno il nostro sognatore sarà restauratore, ed ecco che si troverà a guardare il cielo delle notti d’estate con nuovi sogni da esprimere. Essendosi scordato che, anche se in parte, i suoi sogni si sono avverati
Così accadrà che:
Quando otterremoquel lavoro che tanto desideravamo, penseremo sia un ovvio compenso per le fatiche profuse
Quando il nemico tanto odiato esalerà l’ultimo respiro, piangeremo sincere lacrime di dolore, per colui che nel frattempo era divenuto amico
Quando finalmente diventeremo ricchi, probabilmente non ce ne accorgeremo
Quando la categoria dei restauratori sarà definita, probabilmente non servirà più a nessuno
I sogni si avverano, quando lo vogliono loro, non quando lo vorremmo noi
I sogni si avverano siamo noi ad avere la memoria corta
I sogni si avverano, solo dovremmo fare attenzione a desiderare sogni più grandi
E tu , cosa hai sognato un tempo e cosa sogni ora?
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_9514.jpg40323024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-11 08:31:452018-08-11 09:55:05Stelle cadenti e restauratori
Il restauro, come accade di ripetere spesso, è una fase di studio imprescindibile per l’opera d’arte, un occasione unica di vedere, analizzare ed approfondire i dettagli tecnici
Le datazioni delle opere, come ben sappiamo, sono un campo specifico di pertinenza della storia dell’arte. Esse possono avere un origine documentale, ovvero essere supportate da fonti documentali oppure desunte da analisi stilistica e queste sono le più diffuse, perché riguardano quelle opere che hanno goduto di scarsa fortuna critica o comunque le meno studiate negli anni
Il punto di analisi di questo articolo è come possa il restauro contribuire alla raccolta dei dati utili a pervenire ad una datazione
In realtà la fase di restauro può contribuire in maniera concreta alla definizione di una datazione di un opera seguendo i tre seguenti punti di studio
1 – Analisi dei materiali anche con il supporto delle indagini diagnostiche. Infatti dal tipo di pigmento utilizzato, oppure dalla dimensione e dalla trama della tela di un dipinto o dell’essenza del legno di una scultura o ancora dal tipo di mestica utilizzata si possono trarre molti indizi estremamente utili alla datazione
2 – Rinvenimento di dettagli quali firme, foglietti scritte, tipologia dei chiodi, ecc
3 -Analisi e studio della tecnica artistica, anche la tecnica artistica è spesso legata ad un periodo o ad un area geografica ed analizzarla con cura può fornire molti dati utili
Chiaramente l’esperienza personale e il bagaglio culturale di ogni singolo professionista, la capacità di riconoscere ed interpretare i segni e le tracce nella materia delle opere sono di grande importanza, così come la specifica esperienza sulle opere di un dato artista o di una specifica area geografica può influire ulteriormente alla datazione di un opera
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_0982.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-08 12:07:182018-08-08 12:07:18Restauro e datazioni, quali connessioni
Come spesso è capitato di dire da questo blog, il restauro costituisce un importante fase di studio
Restaurando un dipinto, una scultura o genericamente un’opera d’arte si incontrano dati materiali, dettagli tecnici e conservativi ma anche dettagli stilistici che possono essere, in quella fase, approfonditi con maggiore attenzione.
Un dettaglio simbolico che spesso si incontra negli angoli più reconditi di un dipinto, tra quelle pennellate che potrebbero sembrare di contorno al fulcro della narrazione sono le piante ed i fiori
Quale presupposto, è buona cosa entrare nell’ordine delle idee che piante e fiori, soprattutto in tempi antichi, non avevano mai la mera valenza decorativa, ma sempre erano legate ad un significato simbolico.
Un’essenza che mi è capitato di trovare spesso, raffigurata a contorno di opere d’arte, è il Tasso Barbasso. Si tratta di un’erba biennale estremamente diffusa, la possiamo trovare in qualsiasi campo e persino ai bordi di strade e autostrade. Il nome botanico è Verbascum Thapsus. Ha le foglie carnose e coperte di peluria, un fusto molto alto con dei fiori gialli che sbocciano lungo lo stelo. Ha molte proprietà terapeutiche e, in tempi antichi trovava svariati utilizzi. Ha la caratteristica di morire e rinascere in stagioni successive
Ogni restauratore, ogni amante dell’arte ne avrà visti a bizzeffe raffigurati ai margini dei dipinti, inserite così quasi per caso, come si trovano ai margini delle strade. Sono per lo più narrazioni sacre, infatti il nostro tasso barbasso ha un valore simbolico estremamente importante di redenzione e rinascita
Non a caso lo troviamo in quasi tutte le fughe in Egitto e in molte altre raffigurazioni. Caravaggio lo amava molto, o forse lo amavano i suoi committenti e lo ha rappresentato in molti dipinti, si vedano i suoi “San Giovanni Battista” o il “riposo dalla fuga in Egitto”
vediamone alcuni
Correggio, “riposo dalla fuga in Egitto” tra le mani del san Francesco inginocchiato abbiamo il Tasso Barbasso
Caravaggio, “San Giovanni Battista” dei musei Capitolini di Roma, all’angolo in basso a destra troviamo il nostro tasso barbasso
Caravaggio, “San Giovanni Battista” conservato a Toledo, in questo dipinto il tasso barbasso fa da giaciglio all’agnello
Caravaggio, “San Giovanni Battista” conservato a Kansas City ai piedi a destra troviamo ben due tassi barbassi
Rembrandt, “Fuga in Egitto”, a sinistra del dipinto, il tasso barbasso si sporge come una forma che rincorre l’ombra dei fuggiaschi
Questi gli esempi più importanti ma quanti ne vediamo ogni giorno di questi elementi simbolici che ci vogliono comunicare più della bellezza manifesta dell’arte, il loro messaggio recondito pensato per noi.
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_8632-2.jpg40323024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-04 09:41:462018-08-04 16:11:25Simboli nell'arte, il Tasso Barbasso
Adoro i serti, quando li vedo, in un dettaglio di un dipinto o come elemento scultoreo decorativo dell’architettura, non posso non pensare alla loro antichissima origine e al fatto che incredibilmente perdurino con la loro valenza decorativa da moltissimi secoli.
I serti, comunemente definiti anche festoni sono elementi decorativi derivanti dalla cultura classica
È così solito ritrovarli frammisti alle narrazioni religiose, nei dettagli dell’architettura di epoche diverse che a volte se ne scorda il senso.
I serti in origine erano la forma decorativa più naturale, composti da elementi naturali, rami, foglie, frutta e fiori che si utilizzavano per decorare i templi e are pagane.
In età ellenistica cominciarono ad essere riprodotti sotto forma scultorea, come imitazione della natura, a decorazione di bassorilievi e fregi e da li non ci hanno mai abbandonato.
In età rinascimentale questo elemento decorativo ebbe un nuovo impulso di diffusione a seguito della scoperta della Domus Aurea e delle sue famosissime “grottesche”
Così i grandi artisti rinascimentale e, a seguire tutti gli artisti minori le hanno utilizzate come elemento decorativo in caso di dipinti con narrazioni religiose, decorazioni civili di ville o palazzi in pietra o stucco. Nel periodo barocco cosa poteva mai essere più adeguato e versatile alle forme espressive di quel periodo fiorito
Poi nel settecento di nuovo, un nuovo impulso di diffusione in ricordo e ad imitazione della classicità
Insomma i serti segnano tutta la storia dell’arte e nonostante la loro chiara e dichiarata essenza classica, assumono e si adeguano alle caratteristiche forme espressive dei vari periodi storici, senza abbandonare le origini antiche che ci evocano in ogni istante
Adoro i serti di ogni epoca ed ogni età
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/07/DSC_1163.jpg30724608Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-07-30 08:05:392018-07-30 08:05:39Dettagli - Serti e festoni
È convinzione comune che i muri non possano ascoltare, sarà forse vero, ma quel che è certo e che i muri sanno parlare, raccontano delle storie affascinanti a tratti avvincenti. Non possiamo non ascoltarle perché la loro è anche la nostra storia
Adoro guardare i muri, sfiorare le superfici ed ascoltare la loro voce, certo potrei essere considerata “strana” ma non so resistere … vediamo se riesco a traviare anche voi!
Ecco un esempio
Questo è un muro di recinzione annesso ad un palazzo storico della città di Brescia. Questo muro circonda l’area di pertinenza, il cortile, che forse prima è stato giardino. È costruito in laterizi e conci di pietra calcarea bianca o marmo di Botticino, probabilmente conci di riuso, derivanti da qualche edificazione più antica o addirittura frammenti di muratura antica utilizzati come piede della muratura
Per cominciare vediamo una lettura stratigrafica
Poi individuiamo i tamponamenti
I tamponamenti delle antiche aperture per via della tecnica con la quale sono eseguiti, sono comunque piuttosto antichi, potrebbero essere seicenteschi
Infine analizziamo i dettagli
È molto interessante notare che, all’interno dello spessore dei tamponamenti vi è un intonaco di finitura di grande qualità, realizzato con tecnica a fresco , li possiamo intravedere dalle fessure lasciate dai conci di tamponamento
Questo ed altri dettagli ci dicono che il nostro muro era una porzione di edificio piuttosto importante
Troviamo un bellissimo lacerto di affresco quattrocentesco, lasciato intravedere da una caduta dell’intonaco, si trova al di sopra di una delle aperture tamponate, ed ha uno stato di conservazione molto preoccupante. Una testimonianza storica di estremo interesse che ci racconta molto di quel muro e di ciò che poterebbe essere stato in precedenza
In estrema sintesi il muro analizzato potrebbe essere stato un edificio quattrocentesco, con affreschi di finitura che a sua volta aveva utilizzato i frammenti di edificazione preesistenti. Una costruzione complessa con stratificazioni successive, che nel ‘600 è stato inglobato quale muro di cinta di un sontuoso palazzo. In quel periodo è stato tutto ricoperto da intonaco, che in tempi recenti ha subito rinzaffi cementizi e le cadute che ci hanno consentito la lettura
Questa un ipotesi di lettura, fatemi sapere le vostre interpretazioni
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/07/IMG_8986.jpg30244032Assistenzahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngAssistenza2018-07-24 08:23:092018-07-24 08:58:37Storia di un muro qualunque
Chiunque si occupi di restauro conosce perfettamente i segreti della luce radente
Si tratta di un semplicissimo procedimento che si utilizza in fase di analisi dell’opera per valutarne lo stato di conservazione, per sondarne i dettagli e gli eventuali segreti.
Consiste nel porre una luce radente rispetto alla superficie dell’opera sia essa un dipinto su tela, un affresco, una scagliola policroma, un intonaco o altro ancora
La superficie dell’opera d’arte a luce radente si spoglia di molte delle apparenze tipiche dell’illusione ottica e ci mostra la superficie della materia da un nuovo punto di vista.
Anche per gli addetti ai lavori analizzare una superficie dipinta a luce radente riserva spesso sorprese inaspettate.
La visione si scompone immediatamente in un volume che era negato dal valore semantico del dipinto e ci svela le tracce della sua storia.
A luce radente possiamo analizzare la trama di una tela ed i punti di giunzione tra le patte
Un affresco visto a luce radente ci può mostrare i distacchi della superficie pittorica e dell’intonaco, le tracce dei ferri utilizzati per lisciare la superficie, tracce di chiodo o spolvero, le parti di intonaco risarcite o integrate e, qualche volta i ritocchi
La superficie di una scultura in bronzo o in terracotta ci può mostrare i punti di assemblaggio tra le porzioni scultoree
Per le superfici intonacate ci aiuta a stabilire i livelli, le sovrapposizioni e gli eventuali danni da distaccamento degli intonaci
Insomma la luce radente è un alleato fedelissimo per chi ama analizzare e comprendere l’arte
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/07/S.Maria_ioa1187.jpg11311696Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-07-19 08:17:562018-07-20 07:46:44I segreti della luce radente nel restauro
La terracotta è il mondo, è un materiale estremamente diffuso, così versatile che vi sono state costruite intere città.
Le tecniche di utilizzo dell’argilla hanno mille e più diramazioni specifiche ma nell’essenza resta una delle tecniche più antiche ed essenziali dell’ingegno umano
La terracotta deriva dall’argilla, l’argilla è un conglomerato non sedimentato di minerali argillosi, per lo più derivanti dal dilavamento o stagnazione in acqua, di rocce contenenti tali minerali (fillosilicati, a loro volta composti da molti altri minerali; alluminosilicati, caolinite, silicati idrati d’alluminio, eccetera ) I manufatti in terracotta sono detti “Fittili”
L’argilla allo stato umido si presenta in blocchi o conglomerati dall’aspetto viscido e compatto . Il colore dell’argilla può variare a seconda degli ossidi in essa contenuti e sostanzialmente dai luoghi di provenienza. Il tipico colore rosso della terra cotta è dettato dall’ossido di ferro che si manifesta a seguito di cottura. Tale composto umido è malleabile e plasmabile, allo stato essiccato perde elasticità e mediante cottura diviene terracotta
Con la terracotta si possono fare i mattoni utili per l’edificazione di case e palazzi, oppure si possono plasmare manufatti decorativi e artistici, oppure ceramiche di rivestimento, pavimenti, vasellame o porcellane.
La differenza sostanziale tra laterizio da costruzione e le porcellane sta nel grado di depurazione dell’argilla. Più l’argilla sarà depurata e più compatto e meno poroso sarà il manufatto cotto. Le terre cotte meno porose sono le porcellane o il grès chesolitamente sono caratterizzate da un colore chiaro, quasi bianco, dettato dal caolino che compone in maggior parte l’argilla molto depurata
Altro dettaglio differenziale sta nella finitura di superficie della terracotta. L’argilla lavorata, essiccata e colorata con ossidi metallici a seguito di cottura diviene maiolica. Ovvero gli ossidi policromi stesi sull’oggetto in terra cruda, allo stato di polvere, una volta cotti (980 gradi circa) si fondono, variano di colore, si stabilizzano e creano un sottile strato di finitura assolutamente coeso al manufatto fittile, rendendolo policromo lucido ed impermeabile
La lavorazione dell’argilla è assolutamente versatile e può essere realizzata a stampo oppure plasmata a mano. È molto diffuso ed è meraviglioso trovare su di una tegola o un mattone antico le tracce delle dita che l’hanno lavorato
È molto interessante osservare i decori realizzati con la terra cotta, tra le vie delle città, ve ne sono di antichissimi e di recenti, alcune decorazioni soprattutto quelle dell’architettura, sono ottenute semplicemente allettando il mattone con un angolazione lievemente inclinata e ripetuta sino a divenire cordolo modulare.
Altri decori sono figurativi o scultorei e, dall’attenta osservazione, possiamo dedurre se siano realizzati a mano oppure a stampo o ancora a stampo e poi finiti a mano.
È bene rammentare che i decori in terracotta hanno delle dimensioni limitate in relazione a quelle del forno di cottura, per cui sono modulari e, se sembrano molto grandi, significa che sono stati assemblati con grande cura
Anche il semplice mattone da costruzione racconta la sua storia a chi la vuole ascoltare. Dalle dimensioni del mattone dal suo colore e dalla porosità si possono dedurre le fornaci di provenienza e le datazioni.
Dalla superficie scabrosa o liscia del mattone possiamo capire se era nato per essere intonacato oppure per essere finito a vista. Tra quelli nati per essere “finitura” possiamo anche scovare tracce di sagramatura. Una meravigliosa antica tecnica che prevedeva il trattamento superficiale dei mattoni con della calce idrata ed altra polvere di cotto, spesso stesi sulla superficie mediante l’azione abrasiva di un mattone strofinato in senso rotatorio sulla superficie. Il risultato della sagramatura è quella lucentezza naturale della superficie, dello stesso colore del mattone ma di tono più scuro in corrispondenza del mattone e lievemente più chiaro in corrispondenza della malta di allettamento.
Le grandi sculture in terracotta policroma sono dei manufatti affascinanti nei quali l’arte e la sapienza tecnica raggiungono altissimi livelli e che approfondirò in un prossimo articolo
Il ferro è un minerale estratto dalla profondità della terra, attraverso la creazione di miniere estrattive, che si trovano in quasi tutti i paesi del mondo.
La metallurgia è la disciplina che studia i metalli tra cui il ferro e le sue leghe.
Il ferro è un materiale molto diffuso ed ha trovato infiniti utilizzi, sin dai tempi antichi, in svariate forme, come elemento costituente della meccanica, oppure come elemento di supporto e decorazione dell’architettura infine come espressione artistica e decorativa a se stante
Troviamo manufatti ferrosi utilizzati come elementi strutturali e non visibili all’interno dei pilastri in calcestruzzo, come anima strutturale delle mensole dei balconi decorativi in graniglia o stucco
La sua presenza nelle nostre città e nelle campagne è grandissima. Siamo attorniati di elementi metallici, dagli utensili agricoli alle chiuse di sistemi di irrigazione, alle ringhiere. Ma ciò che trovo di estremo interesse è come si adatti ad ogni forma decorativa
Elementi decorativi di complemento all’architettura, grate, recinzioni, pinnacoli, borchie e maniglie di portoni ed altro ancora
Il ferro è sempre stato materia povera duttile e malleabile. Lavorabile con pochi semplici utensili.
Si ammorbidisce al fuoco, si plasma mediante la battitura effettuata con magli o semplici martelli, si taglia, si fonde, si mescola ad altri minerali, si piega fino a prendere le più svariate forme
Le principali tecniche tradizionali di lavorazione del ferro, che possiamo riconoscere guardandoci attorno, osservando gli elementi decorativi di qualsiasi area urbana sono:
La battitura a caldo: Una tecnica antica che prevede l’ammorbidimento del metallo attraverso il calore e la battitura dello stesso sino a plasmarne la materia nella forma desiderata: la battitura a caldo si riconosce dalle preziose imperfezioni della superficie metallica che riporta le tracce dei colpi del martello e i segni delle piegature con le tenaglie
Lo stampo o forgiatura a stampo: forme decorative, foglie e fiori possono essere realizzate a mezzo di immissione del metallo fuso in stampi di ghisa oppure con la più diffusa tecnica della forgiatura a stampo, dove il metallo viene compresso da stampi pre formati che imprimono la forma
La forgiatura a mano: prevede, come la battitura a caldo, il riscaldamento del metallo e la battitura continua a mezzo di elementi meccanici, tipo magli o strumenti industriali, sino a dare alla materia la forma desiderata. La forgia da manufatti plasmati, lisci e di forme flessuose ma regolari
La trafilatura: una tecnica più recente, dalla rivoluzione industriale in poi. E la tecnica con la quale il metallo viene forzosamente indotto a passare attraverso condotti sagomati che ne definiscono la forma, per estrusione. Con questa tecnica si formano aste, tubi e barre.
La laminazione si utilizza per formare delle lamine, può essere effettuata a mano, per battitura, per forgiatura oppure per processo meccanico industriale (a freddo oppure a caldo)
Può sembrare incredibile quante forme e decori si possano creare con queste poche tecniche metallurgiche
Trovo molto divertente aggirarmi per le vie e cercare di individuare, suddividere e catalogare queste tecniche
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/07/IMG_8945-2.jpg20072859Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-07-11 22:41:492018-07-11 22:51:43Il ferro, tecniche e forme
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