La scultura è una delle arti più complesse per la sua realizzazione e più potente in quanto a capacità comunicativa di un messaggio artistico
Quando osservo una scultura mi faccio coinvolgere dal suo aspetto d’insieme e poi ne indago i particolari, per individuare e ripercorrere le fasi costruttive e di realizzazione.
Un piccolo segreto che aiuta a comprendere come una scultura sia stata realizzata e, spesso a individuarne la datazione, consiste nell’individuare e seguire i punti lasciati dal trapano
È un minuscolo dettaglio nell’immensa complessità dell’arte scultorea ma delinea la tecnica e la storia della scultura stessa.
Il trapano è uno strumento utilizzato sin dalla più remota antichità, i più antichi erano ad arco
e, gli strumenti in genere erano pochi e semplici
Il trapano veniva utilizzato dopo aver sbozzato grossolanamente il blocco di pietra. Il trapano si usava in quella prima fase per definire i punti più profondi, ovvero gli “scuri” della scultura. Spesso venivano praticati una serie di fori che definivano la profondità e da li venivano poi rimosse le porzioni di pietra eccedenti, le pareti che dividevano i fori, sino ad ottenere il punto di vuoto, scuro o sottosquadro desiderato. Osservando le sculture antiche, nei punti di scuro, si possono intravedere spesso i fori accostati del trapano utilizzati per raggiungere tale risultato
Il dettaglio che da sempre mi affascina è come il foro del trapano venga utilizzato come elemento decorativo a se stante e, proprio la modalità in cui viene utilizzato il foro del trapano con valenza decorativa può aiutare a datare un manufatto scultoreo
Vi sono periodi storici nei quali la scultura è fortemente caratterizzata dall’utilizzo decorativo del trapano come ad esempio la scultura longobarda dove il gusto quasi grafico viene mosso ed esaltato da un utilizzo decorativo dei punti scuri e tondi del trapano
ecco due esempi di utilizzo del trapano per fini costruttivi e decorativi
Chissà quanti ne vedrete ogni giorno, se gradite, aggiungeteli nei commenti
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/07/IMG_8969.jpg29303010Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-07-06 09:16:002018-07-07 13:38:37l'uso del trapano nella scultura antica
cosa vedono i restauratori quando salgono un ponteggio, non ci crederete ma vedono cose diverse da quelle che osserverebbero altre persone, altri professionisti
Sbuchi dalla botola e … Oddio il quadrante è completamente rifatto, ma tu guarda e seguono una miriade di brontolii, ma vi pareva il caso di arrivare fin quassù con le vostre malte pre miscelate del cavolo. Avrete fatto anche fatica, sapete che c’è? Ve la potevate risparmiare!
Poi annusiamo, auscultiamo, tastiamo e bussiamo la parete come un segugio, fino a quando ci convinciamo del punto giusto per eseguire il saggio stratigrafico, ecco qui, esattamente qui!
Poi ci giriamo, accidenti, carino da quassù guarda che bel panorama, ciaooo!
Ok, non perdiamo tempo, questo è il punto giusto, voglio analizzare questo punto, fammi capire come è stato fatto questo intonaco, chissà che non vi sia qualcosa di decente li sotto.
E si parte con bisturi spatole e piccoli scalpelli, tic, tic, sgratt, garatt.
Accidenti a voi, pure la rete e la colla per piatrelle avete messo, sotto alla pre miscelata… e via con altri improperi e brontolii vari
Nove centimetri, nove centimetri di cemento, con l’aggiunta di una rete da pollaio e la sotto un povero intonaco tardo quattrocentesco langue, questa è insensibilità! Infami!
Quando il cemento supera i 4 centimetri il restauratore sbrocca ed i brontolii divengono mugugni e l’aria diviene truce.
Ok ricomponiamoci, prendiamo gli appunti per la relazione, mi raccomando fredda, distaccata, professionale. Et voilà il saggio stratigrafico è fatto!
Sorridi
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/06/IMG_9075.jpg24881148Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-30 10:15:232018-06-30 10:17:37Cronaca del saggio stratigrafico
Il muro scrostato è poesia per il restauratore, racchiude tutta la storia e le stratificazioni di un edificio storico e la sua lettura è un esercizio professionale, una lezione di storia, tecnica dei materiali ed antropologia culturale
Storia perché gli strati di intonaco sono stati eseguiti periodi diversi e di quei periodi storici ci raccontano i dettagli
Tecnica perché gli intonaci stratificati in epoche diverse seguono composizioni e tecniche diverse, seppur affini tra loro
Antropologia culturale perché ogni strato d’intonaco riflette il pensiero ed il comportamento dell’uomo in un dato periodo storico
Ecco ad esempio una lettura di una stratificazione di un intonaco sulla parete di un’antica torre. Il luogo è impervio eppure di uomini dotati di malta e cazzuole ve ne sono stati… parecchi
Ove vi sono cadute di tale entità è possibile leggere in senso stratigrafico un intonaco, esattamente come fosse un libro di storia
Un dato interessante è notare il comportamento diverso di due intonaci apparentemente identici, quello ottocentesco e quello della seconda metà del ‘900
queste le stratificazioni e mentre penso, mi godo il panorama
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/06/IMG_9069.jpg30762548Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-27 08:10:362018-06-27 08:14:11La poetica del muro scrostato 2, l'analisi
Un antico rimedio, per divertirsi e non pensare alla nostra traballante condizione, consiste nel fare un riassunto della tipologia di persone che si incontrano al lavoro, al lavoro del restauratore intendo.
Moltissime persone, una vastissima gamma di specie umane le più diverse tra loro.
Per chi sa distinguere il suono cacofonico dell’umanità, un immensa scuola di vita.
Il restauratore come un istrione invisibile, un saltimbanco nomade, per il periodo della durata di un lavoro di restauro ascolta, frequenta, intrattiene, dialoga, litiga e ride con una moltitudine di soggetti, dalle più svariate peculiarità. Le più svariate ma tutte riconducibili a tipologie ben precise e ricorrenti
Proverò a riassumerne le macro categorie in un decalogo, ma sono molte, molte di più.
1 Architetti ed ingegneri. Sono la prima categoria che un restauratore incontra, già prima di iniziare un lavoro e, dentro a questa categoria troviamo la gamma più incredibile di soggetti che ho provato a descrivere in un apposito articolo
2 Preti suore ed ecclesiastici. Quando si lavora in o per Chiese e Monasteri sono i padroni di casa e quando scatta una sintonia armonica sono clienti adorabili. È un classico approfondire conoscenze e possiamo incontrare le personalità più diverse che vanno dal mistico al tecnico, al rivoluzionario
3 Politici, vip e direttori. Concedono le loro visite nei nostri cantieri o laboratori con grande parsimonia ma non mancano mai alle inaugurazioni dove sfoggiano tutta la loro inaspettata affinità con l’arte ed il restauro … e chi l’avrebbe mai detto
4 Funzionari, soprintendenti ed impiegati, quelli non li si incontra spesso nei cantieri … ma chissà perché, sono sempre presenti nei nostri pensieri!
5 Flotte di studenti e curiosi sparsi . Ogni lavoro, ogni cantiere è connotato dalla gente che si aggira nelle vicinanze e si ferma a guardarci incuriosita, che ci pone domande e ci intrattiene. Qualche volta ci insegna. Non manca mai la scolaresca guidata da insegnanti … molto più interessati dei loro studenti
6 Commercianti e ristoratori. Quelli che ogni mattina per la durata del cantiere ci servono il caffè o ci confezionano il panino, Divengono volti amici e noi per loro, tant’è che sono i più tristi al volgere di un nostro lavoro
7 Fedeli, sagrestani e volontari. Sono quelli che maggiormente apprezzano il nostro lavoro, ci osservano e ci affiancano con stima. Spesso perché legati a quella data opera da un legame fideistico o perché comprendono che stiamo facendo tutto quanto in nostro potere per conservare al meglio quel loro caro oggetto
8 Muratori, falegnami e carpentieri. Il nostro amichevole incubo quotidiano, sono gli artigiani con cui dobbiamo condividere gli interventi di restauro, perché ci devono montare i ponteggi, rimuovere le macerie o costruire un qualche alloggiamento. Quelli a cui dobbiamo dimostrare ogni giorno che la nostra stranezza e le nostre insolite richieste, con un piccolo sforzo di elasticità mentale, possono essere considerate del tutto normali
9 Sapientoni. Quelli che sanno tutto sulle opere d’arte che stai restaurando ed anche sul restauro, ma proprio non ci pensano a tenere per se i loro grande sapere, pare che abbiano aspettato anni per poterlo condividere proprio con te
10 il Pazzerello affezionato È presente in ogni cantiere in ogni lavoro, non si sa da dove provenga ma ci fa sentiere meno strani, è il tipo che arriva ogni giorno alla stessa ora e ti racconta degli ufo o della sua personale teoria massonica su quella data opera d’arte … personalmente lo adoro!
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/IMG_2144.jpg813960Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-20 08:24:202018-06-20 08:24:20Incotri di restauro ... Il decalogo
In questo articolo vorrei parlare degli atti vandalici e della loro trasformazione nel tempo
Ognuno di noi ha ben chiaro cosa siano quegli atti vandalici sui monumenti, quelle scritte urlanti che feriscono alla sola vista ogni essere umano dotato di senno. La normativa per l’individuazione dei danni sui beni culturali li definisce atti antropici o vandalici e, non vi sono dubbi interpretativi, vanno rimossi!
Scritte, incisioni, distacchi e lesioni alle quali il restauratore è chiamato a porre rimedio.
Uno dei lavori più odiosi per il restauratore, che solleva brontolii e predicozzi ad ogni fase di lavorazione e, mentre sfodera tutti i materiali della tavola periodica degli elementi, per provare a rimuovere quelle tracce, regolarmente si chiede ma perché lo fanno e perché proprio su di un manufatto storico
In effetti le medesime scritte realizzate sotto ai ponti dei cavalcavia o nelle periferie ci comunicano stati d’animo diversi, se il graffito è bello esteticamente lo osserviamo con la dignità che si concede ad un opera d’arte contemporanea, ma sui beni storici no, è intollerabile. E forse la risposta alla motivazione di tali gesti risiede proprio in questo è una provocazione forte, un’insulto, e come tale viene recepito
Va però analizzato che gli atti antropici o vandalici sui manufatti storico artistici sono un fatto costante nel tempo, sono sempre avvenuti, lo dimostrano chiaramente certe scritte tra le rovine di Pompei
La differenza sta nelle tecniche, gli atti vandalici antichi giunti sino a noi sono per lo più delle incisioni, su pietra, intonaco, legno o altro materiale. Altra differenza sta nel diverso garbo con cui sono realizzate scritte firme e date, una forma di pudore che li hanno resi semi invisibili o comunque tollerabili alla vista affinché giungessero sino a noi. Forse diversa era la motivazione dell’atto vandalico non una provocazione o un insulto ma piuttosto una testimonianza di se in un luogo ritenuto importante. Una sorta di “io c’ero”
Di fronte a questi atti vandalici ricoperti dallo strato nobilitante della storia il nostro atteggiamento cambia completamente, li osserviamo con attenzione e trasporto cercando di leggere firme e date, ma non solo l’atteggiamento del comune osservatore cambia, cambia anche la normativa sulla conservazione che contempla la tutela e la conservazione della scritta e dell’incisione storicizzata
Perché mai? Si potrebbe chiedere qualcuno. Molto semplice perché quelle scritte divengono documento, ci danno informazioni quindi assumono un valore documentale per la lettura e la conoscenza della storia di un dato bene, lo stesso su cui sono state realizzate
Gli atti antropici antichi divengono tracce vitali da conservare poiché hanno assunto una valenza storica ed antropologica. La conservazione di incisioni, firme e date storicizzate sui manufatti storici è uno di quei fattori che possono apparire incomprensibili a chi non è del settore ma che rendono intellettualmente evoluto l’atto della conservazione
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/06/IMG_2901.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-18 07:08:592018-06-18 07:13:18Atti vandalici e segnali di vita
Per comprendere cosa sia il descialbo bisogna prima indagare la parola scialbo. Scialbo, oltre a significare smorto pallido e insignificante indica uno strato di colore a corpo steso sull’intonaco, deriva dal toscano. Spesso si riferisce ad uno strato di calce idrata lievemente pigmentata che ricopriva ampie porzioni dell’intonaco di un edificio.
Il descialbo alla lettera significa la rimozione dello scialbo, in realtà la parola “descialbo” non è Italiano corretto. In sostanza un neologismo che nel settore del restauro è entrato con prepotenza, come temine tecnico in sostituzione del più corretto e complicato “rimozione degli strati superficiali soprammessi”
La fase di lavorazione del descialbo, fa parte del vocabolario del restauro conservativo e costituisce quell’insieme di atti volti alla rimozione degli strati soprammessi da una superficie policroma, e più specificamente un intonaco o un affresco
Nella maggior parte dei casi si effettua con bisturi e piccole spatole ma vi sono casi in cui lo scialbo ha uno spessore maggiore e si può rimuovere con piccoli martelletti
In buona sostanza maggiore è lo spessore e più facile sarà la rimozione. La maggiore o minore difficoltà nella rimozione di uno scialbo soprammesso ad un affresco è dettata da una serie di fattori variabili che vanno dalla materia costituente lo scialbo, il grado di coesione della materia, il grado di adesione al supporto, eccetera.
Il più delle volte lo scialbo è costituito da uno strato di calce idrata stesa molto liquida nei periodi di pestilenza, con la funzione di disinfettare palazzi e chiese, ecco per quello scialbo non vi è altro mezzo che la rimozione a bisturi
Il descialbo è una delle fasi più complicate, lunghe, imprevedibili, tediose e che richiedono infinita pazienza, eppure per noi restauratori è una parola dal suono meraviglioso
Nella maggior parte dei casi descialbo è il sinonimo di ritrovamento di affreschi. La gioia più grande per un restauratore. Che altro desiderare!
Analisi semi seria del rapporto tra politica e beni culturali
1 Le presentazioni
… buongiorno, siamo i restauratori.
Eccoci qua, ad oggi possiamo vantare una stretta parentela con il “petrolio della Nazione” cioè i Beni Culturali !
Per dovere di precisione siamo quelli che mettono il petrolio nei barili e lo conservano. Quelli che si sporcano le mani. Quelli che quando si tratta di fare un cartellone pubblicitario vengono messi in posa e quando si tratta di riconoscerli come categoria nessuno li vede
Appariamo e scompariamo come piccoli fantasmi, ma all’occorrenza con discrezione, per servirvi!
2 La politica e i beni culturali
L’atteggiamento della politica Italiana rispetto al patrimonio culturale è sempre stato piuttosto singolare. Palla al piede prima, petrolio d’Italia poi … mai che vi sia stata una percezione realistica della situazione!
Infatti il dato più divertente ed emblematico è pensare che il concetto più recente, quello di patrimonio culturale come petrolio della nazione, sia nato da un senso di pudore di fronte a questo immenso patrimonio che chiede di essere conservato. Il Ministro di turno, i politici in genere e a volte anche i funzionari, sono stati intimoriti dal dover chiedere risorse per gestire e conservare i beni culturali. E allora hanno pensato bene di dire … “tranquilli …. è il petrolio della nazione!” Come una forma di giustificazione o rassicurazione per gli astanti dubbiosi di fronte a quell’ammasso di vecchiume
Chissà perché nessuno ha mai provato pudore al pensiero che le infrastrutture o la sanità abbiano bisogno di risorse. Evidentemente quello è naturale
3 Il Ministero
Per molti anni è stato considerato una sorta di “rifugio peccatorum” ovvero il luogo dove inviare politici che, il governo di turno non sapeva bene dove collocare, ma ai quali doveva pur dare un incarico. Motivo per il quale vi sono finiti insigni personaggi della storia d’Italia che nessuno ricorda.
Fatta eccezione per alcuni casi in cui il politico giusto era finito al posto giusto, ma certamente si era trattato di un caso fortuito e del tutto transitorio!
Nei tempi più recenti è decisamente più glamour fare il Ministro alla cultura per cui l’atteggiamento è cambiato ma, soprattutto nella sua forma esteriore
4 Il nome
Su base statistica e storico politica ovvero in base ai dati desunti dalla storia della nostra Repubblica, possiamo affermare che nel cambio del nome del Ministero o degli uffici ad esso connessi, risiede tutto il senso politico e progettuale della sua azione sul patrimonio
Per essere banalmente esplicativi fornirò un breve esempio della variazione dei nomi del ministero e delle Soprintendenze, senza voler essere esaustiva … sarebbe impossibile
Cambio dei nomi del Ministero
Ministero per i beni culturali e l’ambiente (1974)
Ministero per i beni culturali e ambientali (1975)
Ministero per i beni e le attività culturali (1984)
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (2013)
Ministero dei beni e delle attività culturali (2018)
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (2019)
Cambio dei nomi delle Soprintendenze
Le soprintendenze nascono nel 1904 e vengono normate dal Ministro Luigi Rava nel 1907 suddivise in tre aree di competenza
Soprintendenza ai monumenti 1907-1923 1939-1974
Soprintendenza agli scavi e musei archeologici 1907-1923 1939-1974
Soprintendenza alle gallerie 1907-1923 1939-1974
Dagli anni ’80 ad oggi è stato un turbinio scoppiettante di nomi che spesso di anno in anno si allungavano, si suddividevano a seconda delle regioni e comunque, sempre si complicavano
Prendiamo ad esempio una soprintendenza : La Soprintendenza alle Gallerie è divenuta Soprintendenza ai Beni Mobili storico artistici, poi Soprintendenza ai Beni Storici Artistici che negli anni seguenti diveniva, Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etenoantropologici, che l’anno seguente divenivano, Demoetnoantropologici, a questi nomi sono seguite le sigle tipo SBAP e SBEAP, certamente imparentate con i suoni onomatopeici Bim, Bum, Bam, Patapim e Patapam
5 Novità in arrivo
Il nuovo governo si è da poco insediato e ancora non sappiamo come si atteggerà il nuovo Ministro dei beni e attività culturali, in ogni caso … ha già cambiato il nome del ministero!
Come sempre una speranza la conservo, sarà che tutte le volte ci casco, tutte le volte ci credo, e penso che al di la degli schieramenti politici, possa essere designato qualcuno che abbia realmente a cuore il patrimonio storico artistico di questa povera grande nazione
Questo mio pensiero è per il senso di appartenenza dei restauratori
Una sorta di sperimentazione tecnica. Un piccolo esercizio di resistenza da attuare in caso di commenti, diffamazioni, infamie! Il fine? Diventare categoria di restauratori o guru, chissà
Il più delle volte, quando ci si appresta ad affrontare un nuovo intervento di restauro, ci si trova dinanzi all’opera di nostri colleghi restauratori, quelli che ci hanno preceduto, che sono intervenuti anni prima di noi.
Incredibile a dirsi ma capita veramente di rado che un opera non sia mai stata “toccata” o restaurata. Questo in se ha dell’incredibile se si pensa che la disciplina del restauro, così come intesa dalla normativa, è disciplina relativamente recente
Dicevo, se l’opera ha almeno un centinaio di anni è praticamente impossibile che non sia stata mai sottoposta ad un qualche tipo di intervento, dalla finalità e dall’intenzione più o meno conservativa. Quelle poche volte che accade, ci si trova di fronte all’opera, magari degradata, ma così come realizzata dall’artista, ecco … ci si sente di aver scoperto un tesoro.
Tornando alla realtà, non sempre l’opera in questione è stata restaurata da professionisti restauratori, spesso da pittori nel caso di restauri più antichi, oppure dal volontario della parrocchia che tanto ama l’arte, ma più spesso da decoratori
Sotto il profilo etico e personale preferisco astenermi dal commentare le scelte dei miei predecessori. E per miei predecessori intendo restauratori.
Lo faccio perché credo fermamente che la nascita ed il consolidarsi della credibilità di una categoria professionale, oltre che dalle norme scritte stia nella forza di quelle regole non scritte e non dette, che impongono rispetto e senso di appartenenza
Ciononostante mi rendo conto di quanto questo possa essere difficile, anche quando, forti delle migliori intenzioni, ci si trova ad esempio di fronte a gratuite diffamazioni, magari indotte da una qualche forma di invidia professionale e, chissà perché ci viene una gran voglia di restituire la cortesia! È così difficile resistere dal ribattere a tono. Ma non serve, non è etico e sopratutto non favorisce la più alta causa della nascita di una categoria consapevole
Quando sento irrefrenabile il desiderio di ribattere a qualche cialtroneria, provo a pensare a quanto diffamare e fare cattiverie sia la cosa più facile ed agevole del mondo. È un dato di fatto: tutti, ma proprio tutti, idioti inclusi, sono capaci di fare e dire infamità. Per fortuna non tutti cedono a questo declivio dell’anima e l’astenersi dal diffamare è ben più difficile del suo contrario
Nel panorama sociale contemporaneo dove vince chi insulta e chi è incline all’odio facile, sarebbe bello che noi restauratori fossimo, nella nostra casacca variopinta di categoria semi inesistente, un’altra volta controcorrente.
Ed è un augurio che faccio a me e a tutta la categoria ufficiale, ufficiosa esistente o no!
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/06/IMG_8807.jpg30244032Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-07 16:57:102018-06-08 07:09:26Prove tecniche di appartenenza o resistenza
L’acqua, il mio elemento Liquido amore primordiale e signora indiscussa dei fluidi pensieri tutto scioglie, tutto veicola, tutto avvolge
Fluido come l’acqua, limpido come l’acqua. Salato come acqua di mare, puro come l’acqua di fonte
Nella vita di tutti i giorni, così come nella simbologia, l’acqua è materia essenziale
Forse per chi si occupa di restauro lo è anche di più!
Il tema dell’acqua nel restauro è onnipresente, sotto svariate forme, può essere benefico e malefico. Comunque imprescindibile!
Vediamone una decina di casi
La giusta percentuale di umidità nell’aria consente di determinare il microclima ideale per la conservazione di opere della più diversa natura.
Un’eccessiva percentuale di acqua negli affreschi, intonaci e nelle murature veicola i sali solubili di nitrato, favorisce l’insediamento di colonie batterico fungine e ne provoca il degrado. Nelle opere mobili come dipinti e sculture lignee induce il rigonfiamento delle mestiche preparatorie che provocano i sollevamenti della pellicola pittorica. Nei metalli provoca le ossidazioni. Nella carta favorisce l’insediamento di batteri muffe e insetti vari
Una percentuale esigua di acqua negli intonaci e nelle murature ne provoca la disgregazione polverulenta. Nelle opere mobili provoca distacchi e cadute delle superfici pittoriche. Nelle opere lignee genera delle fenditure
Infiltrazioni impreviste di acque meteoriche dalle coperture degli edifici induce imbibizioni e conseguenti perdite dei rivestimenti murari e la marcescenza degli elementi lignei sino al crollo di porzioni di edificato
L’esposizione continua di opere agli agenti atmosferici provoca il degrado dei marmi dei monumenti sotto forma di dilavamento e percolazione
L’acqua sia essa in via diretta, indiretta o quale agente di soluzione è il principale elemento per la fase di pulitura di affreschi, intonaci, lapidei, stucchi, materiale cartaceo e membranoso
L’acqua demineralizzataè un elemento essenziale per l’estrazione dei sali solubili di nitrato dagli intonaci, dai lapidei, dagli stucchi e dagli affreschi durante un restauro
L’acqua di calce (idrossido di calcio) è un elemento essenziale per il consolidamento per imbibizione degli intonaci e degli affreschi degradati, durante un restauro
L’acqua forte è una tecnica artistica per l’incisione acida di lastre metalliche
L’acqua è il principale elemento di diluizione e veicolazione di tutti i pigmenti da ritocco, (fatta eccezione per oli e colori a vernice). Ogni superficie dipinta sia essa la grande stesura a corpo di una facciata di un palazzo, che il rigatino a margine di un affresco sono determinati dalla percentuale di acqua utilizzata nella fase di preparazione e realizzazione di un ritocco. L’intensità e la trasparenza dei colori può essere determinata solo ed esclusivamente dalla gestione della percentuale dell’acqua in fase di realizzazione. … L’acquerello ha una particolare affinità con il restauratore
L’acqua, come potremmo farne a meno
… e chissà quante ne ho dimenticate, chi vuole può aggiungere nei commenti
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/02/HD25175-1.jpg742766Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-06-06 11:08:052018-06-06 11:17:25Dettagli - Acqua, il decalogo
Zitti, forse si, ma parlate a bassa voce … scaramanzia, trepidazione, ansia e, si, anche paura
Una voce semi ufficiale si è levata dalla social selva… arriva, è in arrivo. L’angelo annunciante annuncia l’annunciazione: “…, è con grande orgoglio che comunichiamo, … una data storica per i beni culturali italiani!” Hoooo!
In questi giorni di comunicazioni a mezza voce, mezzo social e mezzo pieno e mezzo vuoto …pare che la commissione abbia concluso i lavori per la selezione della disciplina transitoria per la qualifica di restauratore. Beh si transitoria, transitoria … e non stiamo a pensare in che senso “transitoria”, lasciate stare va, che ci si fa solo del male!
Comunque siamo tutti felici, siamo trepidanti e increduli
La notizia è piccante!
E manco a dirlo ecco affiorare in noi restauratori la sindrome di Paperino. Si perché noi restauratori siamo Paperino. Il personaggio di Walt Disney è dentro di noi. Come lui abbiamo un sacco di cugini fortunati, tanti Gastone, che fanno dei bei lavori tutelati e remunerati e poi ci siamo noi, che facciamo il lavoro più bello del mondo ma siamo lievemente sfortunati , un poco insicuri, qualche volte ridicoli e spesso squinternati
Tornando ai fatti la sindrome si è manifestata non appena comparsa l’ufficiosa officiante notizia: 6300 restauratori. 6300? Ma i conti non tornano! le domande erano almeno il doppio. Ecco lo sapevo hanno silurato un sacco di gente e certamente ci sarò anch’io, certo, con la sfortuna che mi ritrovo non può che essere così. Avranno perso i miei allegati oppure avrò sbagliato a caricarli. Certo avrò sbagliato qualcosa!
L’ansia e le notizie si rincorrono, si aggiungono dettagli, ho sentito una collega … è stata contattata, ma i venti giorni previsti per legge? Ci saranno i tempi del ricorso, ma è ufficiale? Daremo battaglia, ho già sentito il mio avvocato, cambio lavoro vado alle Maldive a levigare le tavole da surf… e così via in una crescente insicurezza. Quella di chi non sa cosa sia avere tutele, di chi si ritrova sempre dalla parte sbagliata
Una sola frase, commissari giudicanti: abbiate pietà di noi, i nostri nervi sono stati messi alla prova come quelli di un ostaggio nel deserto. Non vi è più nulla da spremere, le surrenali ce le siamo strizzate da mò e forse non facciamo più neanche ridere. Se date una notizia che sia quella vera. Altrimenti lasciateci camminare sul nostro filo, nella nostra traballante insicurezza. Il nostro lavoro è la nostra vita e se non potete darci la rete di sicurezza quantomeno abbiate la bontà di non farci perdere l’equilibrio.
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SilviaContiRestauroConservativo
Immagine di Paperino tratta da Wikipedia
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/The_Spirit_of_43-Donald_Duck_cropped_version.jpg358546Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-05-30 23:29:052018-05-31 08:03:14I Restauratori e la sindrome di Paperino
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