I Restauratori e il cibo Il decalogo
Come in un trattato bislacco di antropologia psicoanalitica … Un decalogo che potrebbe svelare i segreti più reconditi del mondo del restauro, il rapporto tra i restauratori ed il cibo
Cosa mangiano i restauratori, qual’è il loro rapporto con il cibo, scoprirete che anche in questo caso i restauratori hanno delle peculiarità assolutamente “artistiche”
1 I restauratori amano il cibo, questa è una verità assoluta! Dev’essere un qualcosa che ha a che fare con l’amore per la vita che si riflette anche in quell’insano desiderio di dare nuova vita ai ruderi fatiscenti. In tanti anni di cantieri non ho mai incontrato un restauratore che non amasse il cibo o che non fosse goloso. lo amano in modo panteistico e disinibito, infatti tendono a sperimentare le più spericolate ed estreme forme di alimentazione
2 I restauratori, essendo animali migratori, hanno una cultura del cibo molto ampia, normalmente posseggono una mappatura precisissima di vasti territori dove trovare gelaterie, pizzerie, sushi bar, laboratori di pasticceria, e postacci infimi dove degustare i piatti tipici più folli e calorici nonché controindicati da qualsiasi regola alimentare
3 Il pranzo di cantiere è il momento aulico, rivelatore di una specie umana unica, poiché mostra la messa in atto di tutte le strategie e lo spirito di adattamento e inventiva tipico della categoria dei restauratori. Si potrà vedere chi scalda il pranzo vegano portato da casa al calore della lampada infrarossi e chi preferisce il classico fornelletto da colla. Chi si porta le lasagne della mamma e chi la quinoa con il seitan rigorosamente bio. Chi apparecchia i tappi dei secchi, prima utilizzati come tavolozza, con fogli di carta giapponese, e improvvisa posate mai viste prima. Chi essendo a dieta perenne sfodererà una castissima mela e la addenterà sognando il kebab giù in strada. Poi troverete il palestrato che agita in shecker improvvisati, improbabili beveroni iper proteici. Quando si opta per il pranzo fuori, la prima fase consiste nel rendersi minimamente presentabili, rimuovendo i calcinacci da scarpe, abiti, capelli e sciacquandosi il volto in qualche secchio. C’è chi si cambia e chi sfoggia la tuta, bianca maculata, con nonchalance. Poi c’è la “fashion lady” che prima di andare al ristorante, frequentato da camionisti e muratori multietnici, si rinfresca il trucco facendo la punta al kajal con il bisturi e ravviva i capelli infeltriti dalla polvere con gesto di assoluta plasticità, indossa il pile decathlon con originalità poiché consigliata nel look dall’inseparabile collega cultore di trend look, per il quale la moda non ha segreti!
4 Il restauratore in cucina è molto creativo, a volte troppo. Si destreggia con la colla di pesce come nessuno al mondo. Spesso si deve trattenere dallo sperimentare l’aggiunta di colla forte da foderatura, per ottenere quella famosa bavarese dall’aspetto scultoreo
5 Il panino mangiato su un ponteggio, tra le tegole del tetto di una Chiesa o sui gradini della villa storica tra i calcinacci ha un sapore unico di sogni e libertà, che credo sia di difficile comprensione per qualsiasi altra categoria umana dotata di senno
6 La restauratrice (scrivente), quando le suore di clausura le regalano la verdura del sacro orto, che si trova giusto accanto al cantiere, non può trattenersi dal perdere tempo per fare delle foto demenziali ispirate ad Arcimboldo … come quelle di questo articolo
7 Quando il restauratore si imbatte in un albero abbandonato e debordante di frutti all’interno di un cantiere , lo allevia magnanimamente dal suo peso, mangiando direttamente dall’albero una quantità inverosimile di frutti, ma lo fa per amore della natura, intendiamoci!
8 Il restauratore conserva le peculiarità della specie anche in ambiti casalinghi, pertanto evitate di utilizzare posate o tegami che rinvenite casualmente nella casa del restauratore in luoghi insoliti, tipo sul balcone, nello sgabuzzino o in bagno… potrebbero essere state utilizzate per mescolare il carbonato di ammonio o il benzalconio cloruro oppure per addensare panetti di chissà quale diavoleria chimica, lasciate stare e, se proprio dovete sapere di che si tratta, non vi resta che rivolgervi alla polizia scientifica!
9 Un cantiere di restauro non si può dire tale se, tra un secchio ed una scatola di pennelli, vicino alla zona adibita a camerino, delimitata da quattro pezzi di cellophane di riuso … non si trova la piccola dispensa della “schifezza” tipo merendine, cioccolato e la peccaminosa immancabile nutella. Lo yogurt, essendo troppo salutare, lo si mangia solo per garantire la fornitura di barattoli al cantiere … praticamente un esigenza di servizio!
10 la pausa caffè è sacra … sopratutto in quei cantieri senza il bagno o peggio in quelli dotati di WC chimico. Vi chiedete cosa centri il caffè con il bagno? C’entra, c’entra, fidatevi!
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testi e immagini
SilviaContiRestauroConservativo
Quando faccio la prossima DL in cantiere di restauro mi devo ricordare di ispezionare anche l’angolo schifezze. Cari restauratori, condividete pure con l’architetta 😀
Contaci cara Elena, siamo sempre ben disposte a condividere calorie 😉 🙂
tutto ssolutamente, incredibilmente, vero!
Grazie mille Chiara 😁