Pennelli e restauratori Il Decalogo
Volete riconoscere un restauratore?
Siete restauratori e non siete certi che quel collaboratore che avete assunto abbia la stoffa giusta del restauratore?
Ecco un metodo infallibile per riconoscere un restauratore e chi ne ha l’intrinseca attitudine; verificare il suo rapporto con i pennelli!
(il decalogo è scritto al femminile perché mentre scrivo, tra un risata e l’altra, mi vedo personalmente in tutte le situazioni descritte, ma si intende che si riferisce ai restauratori in genere)
Il decalogo:
- La restauratrice consapevole o inespressa passa interminabili minuti dinanzi alla vetrina del colorificio e analizza ogni oggetto esposto con la stessa concentrazione che si potrebbe dedicare alla lettura di un testo sacro, le più esperte riescono a valutare la densità del pelo del pennello anche attraverso la vetrina
- La restauratrice quando compra i pennelli li tocca, li accarezza, tasta delicatamente l’elasticità delle setole, ne controlla il corpo e, già che c’è, vede se la ghiera metallica è ben fatta e verifica che non sia troppo lenta e non sia soggetta a ruggine. Spesso è dubbiosa verso quelle ditte che incollano troppo le setole dei pennelli nuovi, potrebbero nascondere delle sorprese!
- I pennelli sono una categoria dello spirito quindi evitate accuratamente di intavolare disquisizioni in merito. Ogni restauratore ha le proprie preferenze in quanto a pennelli e non sente ragioni … è una questione di fede: Piattine, tondi, ovalini, muccini, tiralinee, lingue di gatto, pennellesse. E poi i tipi di pelo: martora, vaio, bue, puzzola sintetici, setola. E poi la tipologia: rigidi, morbidi, che tengono i liquidi, che non assorbono, adatti alle sfumature, adatti al tratteggio. E poi i manici: corti, lunghi, tondi, piatti, stondati e chi più ne ha più ne metta
- La restauratrice adora i pennelli nuovi ma, fatto salvo per alcuni impieghi nel ritocco minuto, sa benissimo che sono meno efficaci di quelli già usati ma non troppo. I pennelli hanno una stato di grazia quando le setole cominciano a consumarsi e lo conservano da un terzo della loro consunzione sino a metà circa. … e questo è un segreto da tramandare di generazione in generazione!
- I pennelli vanno lavati. Sempre! Con acqua calda e sapone, meglio se di Marsiglia. Se si sono utilizzati materiali sintetici, prima il solvente e, a seguire il lavaggio ad acqua. La fase di lavaggio è l’unica dove è consentito, anzi propedeutico, aprire bene le setole del pennello per pulirlo alla base, per poi richiuderle accuratamente. Segreto fondamentale affinché il pennello duri più a lungo e non si apra all’apice durante l’uso. Chiunque spatagnerà il pennello aprendone le setole durante l’utilizzo potrebbe provocare un arresto cardiaco alla restauratrice … e comunque non è un restauratore!
- La restauratrice si trasforma in un mostro a sette teste quando vede qualcuno nel cantiere che lascia i pennelli dentro a contenitori, con le setole appoggiate sul fondo del barattolo anziché rivolti all’insù. Non importa se si tratti di altri artigiani che non lavorano con lei, inorridisce e basta! Fatto salvo per i muratori, per i quali si è perduta ogni speranza, da tempo.
- Qualora il soggetto di cui sopra, colui o colei che ha lasciato il pennello a prendere strane forme sul fondo del barattolo, fosse per caso un collaboratore della restauratrice stessa, si scordi di avere un rinnovo del suo contratto. Ha fatto l’errore fatale!
- Se lo stesso soggetto lo avesse lasciato pure sporco … non è un restauratore!
- I pennelli hanno una sorta di gerarchia sociale intrinseca. Vengono suddivisi a seconda della qualità iniziale e del grado di consunzione. Una vera e propria meritocrazia. I pennelli nuovi si usano poco perché, fotto salvo la gioia alla vista, spesso non sono perfetti all’utilizzo, quelli mediamente utilizzati sono come vecchi amici che ci accompagnano durante il lavoro e pare ne sappiano più di noi. Quelli molto consunti vengono passati dal reparto ritocco a quello delle puliture e lavoreranno ancora a lungo. Quelli molto, molto consunti passano alla categoria spazzolino, dove saranno apprezzatissimi. Quelli distrutti … non si buttano, sono utilissimi per mescolare i liquidi! Così ci si ritrova a lavorare con pennelli risalenti ad ere geologiche lontanissime!
- La restauratrice compra pennelli anche quando non le servono, se li concede come fossero una maglia nuova o un paio di scarpe, insomma … una componente del proprio bagaglio personale. Inutile dire che la bontà del negozio preferito dalla restauratrice viene stabilita a seconda dei tipi di pennelli che commercializza!
E voi che mi dite dei pennelli? Avete altri aneddoti, altri dogmi? inseriteli nei commenti!
Testi e immagini
SilviaContiRestauroConservativo
Li compra dovunque anche in vacanza🤗
Esatto! C’è chi si porta i gadget, chi i prodotti locali, chi la sabbia della spiaggia e chi va in colorificio a comprare i pennelli!! Ecco, siamo noi!
Conservo da decenni pennelli strani, inusuali, che in commercio si trovano di rado. Ma non li uso perché si sciuperebbero, li vado saolo a guardare periodicamente ☺
Bellissimo! Un giorno potresti fare una mostra di strani pennelli … io ci verrei sicuramente! 😁
Io soffro se vedo o sento che durante l’uso del pennello si strofinano le setole fino alla ” corona” di chiusura… mai!!
Come ti capisco … e magari strofinano contromano! Da svenire!
Un pennello usato non si butta mai.
Potesse mai servire, un pennello non si butta.
Almeno finché non si stacca la corona dal manico o non perde pelo.
Ah, una cosa, mai pulirli con l’acqua calda che scioglie la colla!!!
🙂 🙂 🙂
… e quando si stacca la corona, lo si usa per mescolare :))