Per via di tòrre, per via di levare, questa è la tecnica scultorea che nel rinascimento era ritenuta un’alta espressione artistica, nella discussione in merito alla “liberalità delle arti”
Ne parla in modo specifico Leon Battista Alberti nel “De Statua” (1462 circa), pur rifacendosi al “Naturalis historia” di Plinio il vecchio (77 – 79 dC.) . Il più fervente dei sostenitori fu Michelangelo Buonarroti che ne lasciò ampia testimonianza nei suoi carteggi . Leonardo nel suo “paragone delle arti” ne era meno convinto in quanto sostenitore della pittura come la più liberale delle arti. Tuttavia affronta con dovizia di particolari il tema della scultura.
Questi ed altri pensieri mi passeggiano per la mente mentre lavoro al bassorilievo raffigurante “Ercole e il Leone” dell’Accademia di Belle Arti Tadini
Scultura per “via di tòrre”, non c’è dubbio, per l’esattezza un rilievo in marmo di Carrara
Porta sulla superficie le tracce del tempo, la consunzione ci indica che la scultura è stata esposta al pubblico per lungo tempo. Gente di molte epoche che l’ha accarezzata sino a consumarne i rilievi per alcuni millimetri, soprattutto in corrispondenza della capigliatura.
La tecnica per asportazione del marmo era una delle più complesse, richiedeva una perizia particolare e non ammetteva errori.
In primo luogo veniva analizzato il pezzo di marmo a disposizione, immaginata esattamente la forma che se ne voleva ricavare, quindi venivano applicate conoscenze di geometria e trigonometria per calcolare in tre dimensioni le proporzioni dell’oggetto e capire preventivamente dove togliere materia, quanta toglierne e dove lasciare la possibilità di sviluppare i volumi. I primi piani, i secondi piani, gli sfondi o schiacciati … Insomma un operazione tutt’altro che semplice.
Spesso gli scultori utilizzavano delle gabbie di legno o di corde tese in cui far cadere i fili a piombo e stabilire proporzioni, aggetti e spessori. infatti, a differenza della pittura è quasi impossibile realizzare una scultura tridimensionale con la tecnica per via di levare, senza l’ausilio di strumenti di misurazione
Tornando al nostro Ercole, si possono notare dei dettagli della tecnica esecutiva messi in evidenza dalla consunzione della superficie marmorea. Tra i ciuffi di capelli ed anche tra la barba è possibile notare tre piccoli fori allineati lungo la curva del ricciolo. Quei piccoli buchi sono la traccia del trapano. Ovviamente parliamo del trapano a mano, uno degli attrezzi fondamentali nella scultura per via di levare. Con il trapano si definivano i punti di “ombra” ovvero di massima escavazione e poi, con scalpelli e raspe si procedeva ad esportare con maggiore precisione il marmo in eccesso e dare forma scultorea all’oggetto.
Quando la scultura prendeva forma si passava alla finitura della superficie per far si che la luce vi rifrangesse nel modo voluto. In questo caso la superficie è levigata con raspe, lime e abrasivi in polvere
Un piccolo dettaglio ci mostra come lo spessore del marmo non fosse sufficiente per contenere il piede destro. Così lo scultore, presumibilmente per non rinunciare all’impostazione scelta , decide di applicare un piccolo “inganno visivo” realizzando un piede ben proporzionato ma più piccolo del sinistro.
Immagini e testi SilviaConti©RestauroConservativo