Restauro e datazioni, quali connessioni
Il restauro, come accade di ripetere spesso, è una fase di studio imprescindibile per l’opera d’arte, un occasione unica di vedere, analizzare ed approfondire i dettagli tecnici
Le datazioni delle opere, come ben sappiamo, sono un campo specifico di pertinenza della storia dell’arte. Esse possono avere un origine documentale, ovvero essere supportate da fonti documentali oppure desunte da analisi stilistica e queste sono le più diffuse, perché riguardano quelle opere che hanno goduto di scarsa fortuna critica o comunque le meno studiate negli anni
Il punto di analisi di questo articolo è come possa il restauro contribuire alla raccolta dei dati utili a pervenire ad una datazione
In realtà la fase di restauro può contribuire in maniera concreta alla definizione di una datazione di un opera seguendo i tre seguenti punti di studio
1 – Analisi dei materiali anche con il supporto delle indagini diagnostiche. Infatti dal tipo di pigmento utilizzato, oppure dalla dimensione e dalla trama della tela di un dipinto o dell’essenza del legno di una scultura o ancora dal tipo di mestica utilizzata si possono trarre molti indizi estremamente utili alla datazione
2 – Rinvenimento di dettagli quali firme, foglietti scritte, tipologia dei chiodi, ecc
3 -Analisi e studio della tecnica artistica, anche la tecnica artistica è spesso legata ad un periodo o ad un area geografica ed analizzarla con cura può fornire molti dati utili
Chiaramente l’esperienza personale e il bagaglio culturale di ogni singolo professionista, la capacità di riconoscere ed interpretare i segni e le tracce nella materia delle opere sono di grande importanza, così come la specifica esperienza sulle opere di un dato artista o di una specifica area geografica può influire ulteriormente alla datazione di un opera
Testi e immagini
SilviaContiRestauroConservativo
Parlando di edifici ci sono vari altri metodi:
– ANALISI MENSIOCRONOLOGICA – tramite le misurazioni dei mattoni. E’ una procedura complicata e che richiede l’esistenza di apposite tabelle, variabili da città a città. Il presupposto è che i mattoni anticamente erano venduti a numero e perciò nel corso del tempo le loro dimensioni tendono a diminuire perché i fabbricanti “forzavano” le misure correnti per vendere più mattoni.
– ANALISI CRONOTIPOLOGICA di elementi quali: architravi di porte e finestre, forma delle aperture, tecnica costruttiva di archi o murature, eccetera. Anche in questo caso è necessario che esistano già tabelle cronologiche di riferimento.
– SCAVI ARCHEOLOGICI – Il riempimento di una volta ad esempio era realizzato con i cocci delle ceramiche rotte o con i pezzi difettosi usciti dalle botteghe artigianali: uno scavo stratigrafico (in caso di consolidamento della volta dall’estradosso) con l’aiuto di un archeologo è un ottimo metodo di datazione “dopo di”.
Queste datazioni relative possono poi essere messe “a sistema” con l’analisi stratigrafica degli elevati.
Ovviamente poi esistono anche metodi “scientifici” come il C14 per la malta di calce (a certe condizioni) o i reperti organici e la dendrocronologia per il legno…
La datazione con metodi stilistici è infida: io spesso ho sbagliato perché – essendo esperta di architettura emiliana e toscana – spesso tendo a sottovalutare il periodo di ritardo in altre zone marginali (ad esempio montuose) o in altre regioni.
Grazie Elena, l’articolo è estremamente sintetico ma era giusto per aprire un immenso contenitore di casi complessi