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La poetica del muro scrostato 2, l’analisi

“la poetica del muro scrostato 2, l’analisi”

Il muro scrostato è poesia per il restauratore, racchiude tutta la storia e le stratificazioni di un edificio storico e la sua lettura è un esercizio professionale, una lezione di storia, tecnica dei materiali ed antropologia culturale

  • Storia perché gli strati di intonaco sono stati eseguiti periodi diversi e di quei periodi storici ci raccontano i dettagli
  • Tecnica perché gli intonaci stratificati in epoche diverse seguono composizioni e tecniche diverse, seppur affini tra loro
  • Antropologia culturale perché ogni strato d’intonaco riflette il pensiero ed il comportamento dell’uomo in un dato periodo storico

Ecco ad esempio una lettura di una stratificazione di un intonaco sulla parete di un’antica torre. Il luogo è impervio eppure di uomini dotati di malta e cazzuole ve ne sono stati… parecchi

Ove vi sono cadute di tale entità è possibile leggere in senso stratigrafico un intonaco, esattamente come fosse un libro di storia

Un dato interessante è notare il comportamento diverso di due intonaci apparentemente identici, quello ottocentesco e quello della seconda metà del ‘900

queste le stratificazioni e mentre penso, mi godo il panorama

  

Testi e immagini

SilviaContiRestauroConservativo

 

Le malte gli intonaci ed il confine tra edilizia e restauro

L’argomento che ho scelto di trattare in questo articolo riguarda un’area d’interesse estremamente vasta

Riguarda il restauro ma anche l’edilizia, qualora si trovi ad operare su manufatti storici.

Desidero parlare di malte ed intonaci

Fatte le doverose  distinzioni, dettate da materia prima, aree geografiche ed evoluzione tecnologica, si tratta di una tecnica incredibilmente longeva, poiché  utilizzata ininterrottamente dall’antichità sino ai giorni nostri!

L’intonaco è quel composto polimaterico che deriva dalla miscelazione di una parte di legante  e due o tre parti di inerte (in polvere o comunque di granulometria medio piccola). Detti componenti vengono mescolati e condotti allo stato semi fluido (malta) mediante l’aggiunta di acqua, quindi il composto viene steso in strati sul supporto prescelto.

Detto supporto può essere rappresentato dalle superfici di un edificio, la cui struttura potrà essere in pietra, laterizio  o altro ancora. La condizione necessaria per l’applicazione dell’intonaco è che il, supporto abbia una, seppur minima porosità. Dopo la stesura, la malta, raggiunge lo stato solido attraverso l’essiccazione, la carbonatazione o la silicizzazione, divenendo così intonaco.

Dobbiamo considerare che l’intonaco ha infinite varianti dettate sia dal componente inerte che dal  legante, oltre che dalla granulometria e dalla modalità di utilizzo. Si pensi che il medesimo composto,  con legante di calce idrata, manipolato con sapienza  tecnico metodologica specifica, può generare intonaco da allettamento per murature semplici, così come stucchi aggettanti  o ancora stucchi veneziani o affreschi. Questo per dare l’idea della grande versatilità di questa materia.

Al fine di comprendere chiaramente quali intonaci siano pertinenti e compatibili con azioni conservative, di restauro  o genericamente compatibili con manufatti storici, si rende utile conoscere i principali tipi di intonaco in circolazione

Nella seguente tabella elencherò i principali tipi di intonaco suddivisi a seconda della tipologia di legante e della compatibilità con il manufatto storico:

Di seguito una breve descrizione dei diversi tipi di intonaco elencati nella tabella

L’ Intonaco di calce idrata – L’intonaco con il legante aereo per eccellenza, deriva dalla cottura della pietra  calcarea (calce viva) messa poi a spegnere in vasche di acqua e stagionato per almeno 2 anni. Si tratta del più antico dei leganti, per fare un esempio, gli intonaci interni alle piramidi egizie sono di questa natura, così come gli affreschi di ogni epoca e gli stucchi Veneziani. Per ovvi motivi è il più direttamente compatibile con i manufatti storici. Asciuga in presenza di aria e, grazie all’anidride carbonica in essa contenuta consolida attraverso il particolarissimo processo chimico della carbonatazione. I Romani vi aggiungevano pozzolana per conferire caratteristiche idrauliche all’intonaco, ma oggi abbiamo la calce idraulica

L’intonaco di calce idraulica – ha il medesimo componente della calce idrata, si tratta di idrossido di calcio, ottenuto mediante cottura del calcaree ma a delle gradazioni più alte rispetto alla calce idrata. Questo intonaco asciuga anche in presenza di acqua e umidità, per questo è detto “idraulico”. La calce idraulica naturale è contraddistinta in commercio dalla sigla NHL (Natural Hidraulic Lime). ATTENZIONE in assenza della sigla NHL non è calce naturale a seguire NHL possiamo avere un numero 2,5- 3,5 – 5,  in sintesi si tratta del grado di tenuta della calce  al centimetro cubo (esempio 3,5 Kilo Newton al centimetro). L’intonaco di calce idraulica possiede un ottima compatibilità con i manufatti storici ed è particolarmente indicato per i quelli collocati in zone umide e fredde.

L’intonaco ai Silicati di Potassio è caratterizzato da un legante silicico, il silicato di potassio, che ha il potere di aderire al supporto con grande tenacia. Un modo semplice per visualizzare  il meccanismo di presa del silicato di potassio (silicizzazione) consiste nell’immaginare che la parte fluida  dell’intonaco sia del vetro liquido con il potere di penetrare in ogni anfratto e di  inglobare i pigmenti ed i granelli di inerte e quindi di legarsi indissolubilmente al supporto, garantendo al contempo una buona traspirazione. Questo tipo di intonaco nasce dall’invenzione dei  colori ai silicati (silicato di potassio + pigmenti minerali) brevettati in Baviera  da Adolf Whilelm Keim nel 1878, tale idea era volta a consentire, anche nei luoghi freddi e umidi, di decorare le pareti esterne ottenendo risultati simili alla decorazione a fresco. Oggi i silicati forniscono una vasta gamma di colori e intonaci colorati di ottima qualità. Questo intonaco ha un aspetto naturale con lievi differenze cromatiche e non è di facilissimo utilizzo poiché, come gli intonaci di calce, tende a segnare le giunzioni e le differenze cromatiche dei diversi tipi di assorbimento del supporto. Per le sue caratteristiche trovo sia un intonaco ottimo per manufatti otto – novecenteschi e nel caso in cui si debbano consolidare calci idrauliche o  cementi novecenteschi dei palazzi liberty o Decò, oppure in luoghi freddi, per il resto è comunque preferibile la calce idrata o idraulica. Vi è un dato a cui si deve prestare attenzione nell’utilizzo  di questo prodotto, non si deve cedere alle sirene della distribuzione commerciale che spesso consiglia vivamente e associa  un buon intonaco ai silicati di potassio ad  una finitura ai colori silossanici, che contengono resine sintetiche, e andrebbero a rovinare l’intento conservativo del prodotto ai silicati di potassio.

L’intonaco di loppa basica granulare d’altoforno merita una riflessione particolare, poiché questo legante dall’azione idraulica latente, generata da leganti idraulici da miscela è poco studiato, poco conosciuto ma temo, molto più diffuso di quanto non si possa immaginare. La loppa basica granulare d’altoforno è un residuo della lavorazione della ghisa, che, si è evidenziato avere del potere legante. Circa una decina di anni or sono la commissione per le normative comunitarie della comunità Europea ha inserito questo materiale tra i leganti idraulici. Non esistono in bibliografia studi specifici approfonditi in relazione all’utilizzo di tale legante su manufatti storici, ma il fatto che sia una scoria della lavorazione siderurgica da da pensare che non si tratti propriamente di acqua di fonte e quindi potrebbe essere dannosa per la conservazione di un manufatto storico. Un ulteriore dato sospetto è che sono pochissimi gli intonaci premiscelati dove si dichiari palesemente che il legante sia loppa d’altoforno, ed è qui il punto! Se fosse ovvia la bontà del prodotto perché mai commercializzarlo sotto mentite spoglie? A causa di vari trucchi commerciali ,  chi si occupa di manufatti storici e restauro deve prestare una grande attenzione, spesso agli intonaci di loppa d’altoforno vengono commercializzati con generiche indicazioni di intonaco a base di calce. La loppa d’altoforno ha costi molto contenuti ed è di colore grigio. Due piccole accortezze ci possono aiutare ad individuare il vero legante dell’intonaco premiscelato

  1. La calce idraulica naturale NHL è di colore bianco o beige o terra naturale chiara, MAI GRIGIA! diffidiamo dei premiscelati di questo colore
  2. I sacchi che inseriscono a caratteri cubitali sulle indicazioni NON AGGIUNGERE CALCE hanno ottime probabilità di contenere loppa d’altoforno, che notoriamente ha reazioni avverse con la mescolanza alla calce naturale, sopratutto idrata. Diffidiamo quindi dei premiscelati che riportano tale indicazione

Intonaco di calce eminentemente idraulica è un altro intonaco con legante derivante da una miscela, quindi non naturale, e dall’attività idraulica latente. Come la loppa d’altoforno è dichiarato legante idraulico dalla CEE ma cosa contenga di preciso non è facile comprendere. Genericamente è di colore grigio ed ha un costo molto contenuto, risulta essere particolarmente dannoso per i manufatti storici poiché spesso contiene polimeri o scarti del cemento, quei residui che non hanno raggiunto le caratteristiche di tenuta richiesti per divenire Portland, vengono miscelati con chissà cos’altro e impacchettati come calce eminentemente idraulica. E’ un materiale pericolosissimo per il restauro, poiché si propone sotto le mentite spoglie della calce, ed ha invece tutte le caratteristiche negative, ormai note, del cemento e non possiede neppure quelle positive come la tenuta.

Intonaco di cemento, è quasi inutile parlarne, tutti lo sanno, è quanto di più controindicato possa esistere nel campo della conservazione dei manufatti storici. Tuttavia è sempre molto diffuso, ha un basso costo ed una facilità incredibile di lavorazione. Mentre per la calce le conoscenze tecniche sono indispensabili al fine di realizzare un intonaco di qualità, l’intonaco di cemento riesce  sempre, anche se realizzato da un neofita, facile e veloce, per questo è così amato dalle ditte edili. Il cemento deriva dalla cottura del clinker ad altissime temperature, contiene molti agenti leganti diversi tra loro ed il suo procedimento di presa e indurimento è così complesso che ancora non è perfettamente chiaro neppure per i chimici. Per il restauro è molto dannoso, è troppo rigido, attira tutti i sali solubili di nitrato del circondario, attira l’umidità che induce disgregazione agli intonaci di calce idrata circostanti, è igroscopico e chi più ne ha più ne metta. Intendiamoci se desiderate realizzare una nuova costruzione in cemento armato, la finitura in cemento sarà perfettamente compatibile ma nei manufatti storici no! È un incubo.

Intonaco con leganti acrilici o sintetici genericamente difinito al quarzo per il tipo di inerte utilizzato. Normalmente è un composto di inerti legati per polimerizzazione del legante di tipo acrilico, resinoso o di sintesi. È molto diffuso, anzi è il più diffuso in assoluto, trova utilizzo per la finitura delle facciate di ogni genere, dalla villetta a schiera alla facciata del museo. Lo troviamo sotto  forma di intonaco colorato in pasta, con granulometria sottile oppure grossa e difforme che crea ombre di pseudo antichità sulle superfici trattate, oppure come stucco liscio alla veneziana. Presenta  una gamma immensa di colori da quelli pieni e compatti a quelli iridescenti, perlescenti o brillantanti. A corredo ha sempre un aggrappante da stendere, sulla povera muratura, prima della realizzazione e magari una velatura collosa da usare come finitura e creare l’effetto finto antico anzi per usare un neologismo diffuso “antichizzazione”.  Molto versatile, il componente  acrilico o di sintesi può essere aggiunto a quasi tutti gli altri materiali creando mix micidiali per la conservazione degli intonaci antichi. A differenza degli intonaci ai silicati o di calce è di semplice utilizzo, ha colori piatti e uniformi  può raggiungere  gradazioni tonali molto accese, risulta sempre uniforme e compatto resiste per lungo tempo, immobile come un rifiuto di plastica al mare, nel frattempo inquina tutto ciò che lo circonda.  Quando degrada, presenta delle deformazioni superficiali e distacchi, delle bolle alla “alien”  e quando le bolle si lacerano,  l’intonaco si sfoglia, con il tipico effetto della fetta di prosciutto, mentre al di sotto dalle murature antiche, arrivano segnali di vita ed esplodono i sali solubili di nitrato e, facendo attenzione si può sentire il respiro del manufatto storico che era stato imbavagliato per anni. La superficie muraria trattata con questo materiale non presenta differenze cromatiche di sorta e ciò contribuisce ad ottenere un caratteristico effetto “nuovo” alla superficie trattata. Forse per questo è ritenuto “irresistibile” e ricopre con la sua coltre sintetica oltre il 60% dei manufatti storici delle città italiane. Avete capito bene il 60.  L’empatia con la plastica dev’essere la ragione del suo incredibile successo, poiché non è attribuibile a ragioni economiche, è un materiale di facile utilizzo ma per nulla economico, anzi può raggiungere costi importanti. Dal mio punto di vista ritengo che si tratti di un fenomeno dai risvolti antropologici con palesi ricadute sul paesaggio, un fenomeno da studiare. Chissà mai che si trovi una cura!   Ovviamente è altamente controindicato per i manufatti storici

Dopo aver elencato le più diffuse tipologie d’intonaco ed averne individuato la compatibilità o meno con il manufatto storico, ci si può addentrare nel merito delle modalità compatibili al concetto di restauro, mi spiegherò meglio. Vorrei indagare proprio  in modo semplice e schematico quella sottile linea di demarcazione che si trova tra il restauro di superfici decorate dell’architettura e l’edilizia.

Al fine di applicare delle modalità conservative non basta individuare l’intonaco corretto da utilizzarsi su un dato manufatto, ma si rende necessario applicare tutte le procedure di un vero e proprio restauro. Spesso infatti passano sotto la denominazione di “restauro” azioni che nulla hanno a che vedere. Nello specifico elencherò alcune fasi di lavorazione che passano erroneamente per conservative:

Demolire tutti gli intonaci di un palazzo, antichi, di evoluzione stilistica e recenti  e sostituiti con nuovi, seppur compatibili NON È CONSERVAZIONE E NEPPURE RESTAURO

Ricoprire gli intonaci di finitura antichi con intonaci nuovi, seppur compatibili NON È RESTAURO

Le demolizioni sono compatibili con il restauro solo quando interessano la rimozione di un intonaco incongruo e dannoso per il manufatto (tipo intonaco cementizio)

Il restauro è conservare gli intonaci antichi e storicizzati ed integrarli nelle loro parti mancanti, infine, se sarà necessario si potranno armonizzare dal punto di vista cromatico. TUTTO IL RESTO È EDILIZIA!

Testi e immagini SilviaConti©RestauroConservativo

Dettagli – Terra

La terra non è il mio elemento preferito, eppure non posso sottrarmi al fascino della sua possente versatilità.

Quando si osserva l’architettura storica di certe aree urbane, soprattutto in pianura, dove abbonda l’argilla, ci si deve rendere conto che tutto attorno a noi, non è altro che terra!

È stupefacente

 

Eppure quelle città, quegli edifici, quelle chiese sono terra, sapientemente plasmata dalla fatica e dall’ingegno dell’uomo.
I mattoni di terracotta sono terra argillosa cotta nei forni. Piccoli moduli resistenti che ben assemblati e legati con malta di calce, possono generare un possente muro di difesa così come leggiadri elementi decorativi.

La malta che lega, unisce e alletta i mattoni è composta per due terzi di sabbia di fiume o terra di campo, il rimanente terzo è calce, un legante minerale derivante dalla cottura del calcaree

…che in fondo, in fondo non è altro che terra sterile, sedimentata nei millenni.

 I colori che decorano gli edifici sono in gran parte di cavatura,  chiamati genericamente “terre”; i gialli ocra e di Siena, i bruni, le terre bruciate generano alcuni rossi che virano all’arancio, ed altri ancora, con infinite varianti a seconda delle zone, dei minerali presenti e delle caratteristiche chimico fisiche della terra. Colori legati, schiariti e mescolati con calce idrata, la terra sterile di cui sopra.

Ed è sempre terra
“Terra e acqua” per l’esattezza, (e per citare una bellissima canzone di Giovanna Marini). Già perché l’argilla è plasmabile grazie all’acqua che la imbeve e la calce si spegne e si diluisce con l’acqua.

Terra e acqua così come per tutto attorno a quelle città di terracotta, i campi coltivati, le rogge, i fiumi.

Poi ci sono i materiali di finitura. Una buona dose di legno, (che nasce dalla terra) per il legname che forma i solai e gli infissi, un pizzico di ferro, (che si estrae dalla terra) per le catene ed i capo-chiave, vetro, (i cui minerali si trovano nella terra, vedi la silice), per le finestre, ed ecco la nostra città .

Un chiosa sull’evoluzione; dalla metà del ‘900 si è diffuso a macchia d’olio l’uso del cemento, che in fondo è una terra vetrificata dalla cottura del clinker ad oltre 1000 gradi. Le città di terracotta non  amano molto la sua rigidezza e tendono a respingerlo con macchie di umidità e orribili deformazioni, così come i colori sintetici disciolti in materiale plastico, anch’essi respinti, espulsi, macchiati, deformati.

Così mi viene da pensare che, in fondo per comprendere i fondamenti della conservazione e del restauro basterebbe ascoltare i messaggi che i nostri manufatti storici ci mandano, che sono forti e chiari. Basta osservare, con un poco di pazienza.

 

Testi e immagini

SilviaContiRestauroConservativo

 

la poetica del muro scrostato

Nell’accezione più normale e consona ai nostri tempi, la vista di un muro scrostato genera una sensazione di incuria e degrado, quasi di pudore di fronte alla manifesta decadenza.

Per i restauratori no. Il muro scrostato è una finestra sulla storia

Un lampo di interesse alla sola vista

Se poi tra gli strati degli intonaci decadenti si dovesse  intravedere qualche malta antica, qualche policromia, ecco che l’interesse si tramuta in gioia infantile mista ad un desiderio irrefrenabile di metterci mano, di tuffarvisi, di scoprire un pezzo in più, per vedere, comprendere e capire.

Da questa deformazione professionale, presumibilmente, sono nati i saggi stratigrafici, che nella percezione scientifica sono finalizzati a sondare la stratificazione storica degli intonaci e  nella percezione antropologica a dare una gioia ai restauratori

Uno degli aspetti più divertenti del mio lavoro

Sulle pareti di un qualsiasi edificio storico, tra gli strati di malte, stucchi e colori, si possono cercare tracce di stili, frammenti di vita. Si può capire quale fosse il colore e quindi il gusto di un dato periodo storico, si possono trovare firme incise secoli or sono.

Si può dedurre la tecnica costruttiva di un edificio.

Si possono comprendere le provenienze dei materiali e la loro modalità d’impiego. Possiamo persino capire con quale frequenza veniva tinteggiato un manufatto e, se siamo fortunati, possiamo trovare un affresco o un decoro … il nostro santo graal!

Testi e immagini Dott.ssaSilviaConti©Restauro Conservativo 

In the most normal sense of our times, the sight of a scruffy wall causes a feeling of incurability and degradation, almost modest for that manifest decay.

Not for restorers. The riddled wall is a window on history

A flash of interest at the sight alone

If some of the plasteres were to glimpse some ancient mortar, some polychromes shift interest into mixed childhood joys to an irrepressible desire, to find out more, to understand, to understand.

From this professional deformation, presumably, the stratigraphic essays were born, which in the scientific perception are intended to probe the historical stratification of the plaster and anthropological perception to give joy to the restorers

One of the funniest things about my work

On the walls of any historic building, among the layers of mortar, you can look for traces of styles, fragments of life. You can understand what the color of a given historical period is, you can find signs engraved centuries before. One can deduce the construction technique of a building.

You can understand the origin of materials and how they are used. If we are lucky we can find a fresco or a decoration, that is our holy grail!

Messa in sicurezza – Securing

In alcuni casi non è possibile mettere a punto e realizzare il miglior intervento di restauro possibile. Questo accade spesso, più di quanto si possa immaginare, per le più disparate motivazioni, economiche, burocratiche, normative, etc.

In questi casi risulta utile effettuare una messa in sicurezza degli elementi decorativi a rischio di caduta.

Si tratta in sostanza di una prima fase di consolidamento, che può riguardare intonaci, affreschi, elementi scultorei o lapidei.

Una serie di operazioni atte a consentire al manufatto storico di mantenere uno stato di conservazione accettabile.  Una sorta di “restauro liofilizzato ” che comunque deve seguire i procedimenti ed i parametri stessi del restauro conservativo. Affinché vi sia il tempo per mettere a punto un progetto più ampio, con i fondi necessari, per la realizzazione di un restauro conservativo completo.

 

La messa in sicurezza non mostra risultati apprezzabili sotto il profilo estetico ma garantisce di allungare la vita ai manufatti storici.

 

 

 

 

 

Testi e immagini Dott.ssa Silvia Conti©Restauro Conservativo

In some cases it is not possible to make the best restoration possible.This is often, more than you can imagine, for the most varied reasons, economic, bureaucratic, normative, etc.

In these cases, it is useful to ensure the decorative elements at risk of falling.

A first stage of consolidation, which may concern plaster, fresco, sculptural or stone elements.

A series of operations to allow the historic artifact to maintain an acceptable state of conservation

Waiting for a larger project to  complete conservation restoration.

Securing, does not show remarkable aesthetic results, but guarantees to extend the life of historic artifacts

Punti di vista

Un nuovo cantiere di restauro è sempre una nuova prospettiva per vedere il mondo.

Una soglia per varcare il tempo

Anche quando nell’affrontare un nuovo impegno professionale ci si trova di fronte alle peculiari problematiche  del lavoro contemporaneo, pochi soldi e tanta fretta. Resta un punto fermo, per il restauratore, iniziare un nuovo lavoro, un nuovo cantiere segna l’inizio di un avventura.

Un nuovo cantiere, per quanto si sia condotto uno studio approfondito in fase di progettazione, è sempre l’apertura di una nuova soglia su un mondo da scoprire

Una porta che ci farà entrare a diretto contatto con l’opera d’arte con le sue caratteristiche e i suoi difetti, con la sua storia e le sue intenzioni

Oltre a ciò, quel cantiere diventerà temporaneamente per noi restauratori, una sorta di casa, un accampamento, come quello degli studiosi di fauna selvatica nel deserto del Gobi. Da li, se faremo attenzione, potremo varcare il confine spazio temporale e farci un viaggio nel passato. Ed è quello a cui non potremmo mai rinunciare.

 

Testi e immagini SilviaConti©RestauroConservativo

Palazzo Bazzini

Fra pochi giorni inizieremo un nuovo cantiere per il consolidamento dei paramenti esterni  su Palazzo Bazzini a Lovere

Per ora godiamoci la vista!

Dettagli – wood

Il fascino del dettaglio. Trovo estremamente interessante osservare  i dettagli della materia, certo fa parte del mio lavoro analizzare la materia di cui è composta un opera d’arte, individuarne le caratteristiche, la composizione, la tecnica esecutiva e definirne lo stato di conservazione.

Ma fare questo mi piace, a prescindere dalla deformazione professionale, che mi induce ad osservare con trasporto qualche muro scrostato, come fosse un tramonto sul mare.

Nell’immagine si può osservare un particolare di una trave lignea di una cella campanaria, esposta per un paio di secoli al vento e al sole. Scarnificata e levigata, ha perduto la forma che il carpentiere gli aveva dato, quella che l’architetto aveva disegnato, ed ha recuperato una primitiva essenza, una forte espressività, intrinseca, propria. Ognuno ci può vedere qualche forma nota, le onde del mare, un ricordo, un paesaggio.

Non trovate?

Immagini e testi Silvia Conti ©

The charm of detail. It extremely interesting to observe the details of the matter, certainly it is part of my work to analyze the matter of which is a work of art, to identify its characteristics, composition, executive technique and define its state of conservation.

I love to do it. Perhaps a professional deformation, that caches me to observe  some pebbled walls, as was a sunset on the sea.

In the image you can observe a detail of a wooden beam of a bell tower, exposed for  centuries in the wind and the sun. Scarcely and honestly, he lost the shape that the carpenter had given him, what the architect had designed, and he recovered a primitive essence, a strong expressive, intrinsic, own. Everyone can see some known form, the waves of the sea, a landscape.

Do not you find it?

Elementi di portfolio