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Un Progetto di Silvia Conti e l’importanza del Restauro Conservativo da una Lettera mai finita, mai spedita, mai letta

Un articolo scritto da Elena Alfonsi e publicato sul sito www.allafindeiconti.it

Si parte da un progetto di restauro di un piccolo cimitero di provincia e si parla di tecnica del restauro, di arte, di memoria. Di una lettera che il grande Raffaello scrisse con l’aiuto Baldassare Castiglione indirizzata a Leone X per chiedere maggiore rispetto per i monumenti della città eterna

  «haver cura che quello poco che resta di questa anticha madre [Roma] de la gloria e grandezza italiana non sia estirpato e guasto dalli maligni e ignoranti»

purtroppo la lettera non venne mai spedita ma resta antesignana del concetto di tutela della opere d’arte

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Cantieri di restauro e sopralluoghi virtuali – Articolo di Artibune

Cantieri di restauro e sopralluoghi virtuali

Articolo pubblicato da Artibune

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Articolo publicato da Artribune il 19 luglio 2020

Il restauro o l’arte di rinunciare all’arte – Articolo su Artribune

Il Restauro o l’arte di rinunciare all’arte

un articolo pubblicato da Artribune

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Anatomia di un articolo sul restauro

Questo è un articolo metaforico, metalinguistico … meta del pensiero che parla del suo stesso agire!

L’articolo tecnico ma divulgativo, accessibile ma colto, pedante ma divertente, che parla di restauro. Come nasce, come si costruisce, come si fa?

Per gli altri restauratori, giornalisti, scrittori o blogger non saprei, per quanto mi riguarda proverò a dare una descrizione anatomica e antropologica della nascita di un articolo sul restauro:

premessa – Normalmente la restauratrice che scrive articoli di restauro è impegnata nel suo lavoro e in mille altre attività quotidiane. Mentre lavora pensa, in coda all’ufficio postale ascolta il vuoto vociare mentre cerca di ricordare dove ha stoccato  quel dato materiale,  alla guida organizza la giornata,  mentre pulisce l’insalata sogna e quando dorme vola.

Mentre svolge una delle suddette attività capita vi sia quel dettaglio tecnico che le rode, non è chiaro, non è facile. Il giorno seguente in cantiere si deve risolvere un problema, si deve decidere come affrontare quel consolidamento che ha assorbito giorni di lavoro e ancora non convince. Ci si deve inventare qualcosa sperimentando nuovi materiali o, come esseri ottusi, proseguire con la medesima tecnica che ha mostrato di non funzionare appieno? Bel dilemma con i tempi che stringono. Sia chiaro, nel restauro i tempi stringono sempre, come i jeans della stagione precedente!

Certo è che se fosse chiaro a tutti, committenti e fruitori, che restaurare non è come tinteggiare! Che ogni giorno il manufatto di cui ci occupiamo ci presenta nuovi problemi. Nuove sfide vorremmo dire, ma in realtà sono grattacapi  “belli e buoni”.  Da risolvere in fretta e bene altrimenti i risultati parleranno del nostro scivolone “tecnico” per il resto dei nostri giorni!

Ecco, anziché rodermi, potrei parlarne in un articolo, mi dico.  Certo magari non cambierà il mondo ma sarà pur sempre un piccolo seme di pensiero che racconta di questa strana e misconosciuta professione. Un seme lanciato su un terreno incolto. Chissà forse darà frutti o forse se lo mangeranno i merli, che comunque mi stanno simpatici, poveri merli!

Così mentre mi affaccendo in cucina mi auto racconto l’articolo. Quando ritengo che possa suscitare un interesse condivisibile, lascio le faccende domestiche per metà e mi lancio al computer per appuntarmi i punti salienti. Suona il telefono: ” … oh certo dovevamo sentirci, ma si, ma certo, domani? il progetto? Si, si è a buon punto. ..” Ecco torno al computer. Oddio è tardi, riprenderò appena posso! Ritornerò, magari a distanza di qualche ora, a volte giorni … di cosa volevo scrivere?  Ah già dunque com’era quella frase quasi poetica a cui avevo pensato!? Boh, e chi se la ricorda più, vabbè iniziamo … tic tic tac tic.

Ecco scritto l’articolo, ma non parla del tema che avevo ideato all’inizio, già perché lungo la via ho avuto altre idee, altre urgenze, altre parole sono affiorate. Vabbè sempre di restauro parla no? Lo rileggo: ” via, via quella frase così grossolana. Mamma mia ecco un errore, correggere subito.”  È tardissimo, via altrimenti si fa tardi. Mi distraggo,  lavoro, rispondo alle mail poi mi ricordo dell’articolo, lo rileggo nuovamente, taglio qualcos’altro. Si, direi che mi è capitato di leggere  di meglio, d’altronde  non si può essere perfetti! Ok pubblichiamolo e vediamo l’effetto che fa!

Ecco la dissezione dell’articolo sul restauro … e chiaramente di quell’argomento che mi pareva tanto interessante vi parlerò a prossima volta! Cos’era poi?

Testi e immagini

SilviaContiRestauroConservativo

 

I Colori delle Città – Articolo su Artribune

I COLORI DELLE CITTA’

Un mio articolo pubblicato da ARTRIBUNE clicca sul link per leggere l’originale

 

Pubblicato su ArTribune il 18 maggio 2020

Articolo su ArTribune

Un mio articolo pubblicato su ARTRIBUNE

 

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La litania del restauratore

Litania dei restauratori

Ovvero

I Corsi e ricorsi storici di una tragicommedia all’italiana

Ma vi pare giusto? È mai possibile che quando si tratta di restauratori tutti i governi, le prefetture, le strutture ministeriali e i più reconditi uffici debbano sbagliare il tiro?

Restauratori chi?

Premessa siamo alla fase 2 della pandemia COVID19 i cantieri riaprono ma non quelli di restauro, chi se lo sarebbe mai aspettato. A dire il vero mi sarei stupita se non fossimo caduti nell’ennesimo equivoco … ma poi si è recuperato e  non senza “stile”!

 Restauro, la professione dell’equivoco. Nati per sbaglio, cresciuti nell’ombra e certificati per sfinimento!

 Restauratori … una professione che si è venuta formando lentamente in tempi moderni, partita da un attività anticamente riservata agli artisti che intervenivano su opere deteriorate appartenenti ad artisti a loro precedenti. Interventi di pensiero e modalità a loro contemporanea. Da li, con lentezza, sino all’affermarsi della nuova coscienza; che le opere andassero conservate nella loro essenza e l’intervento non dovesse prevaricare ed imprimere un proprio stile.

Ed ecco i giorni nostri, non più artisti ma operatori dell’arte che la conoscono ma non troppo, che la toccano ma la rispettano . Artigiani, forse muratori? Falegnami? Tappezzieri? Maestri pseudo artisti? O forse stregoni che cuociono pozioni in grandi pentole maleodoranti? mi sa che quest’ultima è la più probabile

Insomma davanti al guazzabuglio che è la nostra professione non si poteva certo pensare che fosse comprensibile a dei razionali burocrati cosa si faccia veramente, quale sia la nostra professione e per di più suddivisa e diramata in una moltitudine di specializzazioni e categorie.

Certo è  che  l’inserimento del restauro in una categoria preesistente è, tra le tante follie vissute da ognuno di noi, quella che per certo ne può generare altre, all’infinito. Pensare una categoria ATECO specifica per la professione, immagino fosse  troppa fatica da dedicare ad un drappello di squinternati che si fatica a comprendere cosa facciano davvero.

Del resto è comprensibile che si sia considerati attività d’intrattenimento poiché è innegabile che sotto ai nostri ponteggi, attorno alle nostre operazioni  museali si creino costantemente dei drappelli di curiosi … chi può negarlo

Così ci tocca alzare la voce, pestare i piedi e soprattutto cercare vie d’uscita da quella costante e opprimente sensazione di essere sempre e costantemente fuori posto.

… riusciranno gli squinternati restauratori a far sentire le loro ragioni?

Ebbene si! La fievole voce dei restauratori è stata udita: appelli delle associazioni di categoria, interpellanze, raccolta firme …. ed ecco la risposta, tra le FAQ del consiglio dei ministri una nota buttata lì, tra le tante. I restauratori possono lavorare, certo che sì!

Ha quel sapore un pò stucchevole di quando, finito di scalmanarti per una giusta causa, la risposta passa per ovvia e banale, tipo … Hmbe? Ce lo potevate di!

 

Testi e immagini

SilviaContiRestauroConservativo

Restauro – Esercizio di osservazione 1

Il campo del restauro, come tutti gli adepti sanno, è vasto e multiforme ed è veramente difficile poterlo contenere in semplici definizioni o parametri.

 Molto frequentemente viviamo di stereotipi, ma è normale, la mente umana ha necessità di schematizzare e paragonare per comprendere. Credo che il modo più semplice per comprendere gli aspetti più complessi del restauro sia proprio il paragone e da quello passare ad un osservazione più profonda, una catalogazione delle similitudini e delle differenze per giungere infine alla comprensione e all’analisi di un manufatto o opera d’arte. E’ un sistema complesso di conoscenze e raffronti che si incrociano. Domande che generano altre domande. Risposte o indizi che inviano a periodi storici o luoghi. Non è semplice ma vorrei provare a parlarne

 Il dipinto che tanto amiamo, come è fatto? Da quali materiali è composto? Quali tecniche sono state utilizzate? Quando? Dove? Queste sono le domande giuste per approcciarsi al mondo del restauro. Perché prima di agire ed intervenire sull’opera d’arte con  tecniche che si possono apprendere agevolmente in qualsiasi corso o su qualsiasi testo di restauro,  è fondamentale comprenderne l’essenza. Senza questo passaggio il mondo del restauro resterà precluso.

Vorrei   fare degli esempi, per step, che aiutino ad entrare nel campo del restauro

Ho pensato di descrivere alcuni esercizi utili o propedeutici alla conoscenza delle opere, chi non si occuperà di restauro potrà comunque utilizzarli per comprendere un’opera d’arte, arredare una casa, acquistare un oggetto di antiquariato e molto altro

 

Il primo passo e quindi il primo esercizio consiste nell’osservazione della materia e il suo riconoscimento

Intonaco antico di malta di calce idrata con tracce di colore ocra gialla

Pietra arenaria gialla

Granito rosa

Cemento portland

Lacerto di dipinto a fresco su intonaco di calce idrata

Saper riconoscere un materiale, utilizzando i semplici sensi a nostra disposizione come vista e  tatto non è sempre facile e scontato come potrebbe apparire. Quando poi si tratta di opere di grande valore il tatto va escluso dalle possibilità d’indagine e resta la sola osservazione

Quell’immagine che ci è capitato di osservare è dipinta o stampata? Si tratta di colore ad olio, a tempera, acrilico o inchiostro da serigrafia? . E il supporto? Su cosa è stato realizzato; tela, tavola, cartone o materiale sintetico?

La cornice della finestra di casa mia è di pietra, di marmo, di intonaco modanato oppure di un conglomerato artificiale tipo graniglia?

Vi lascio con questa riflessione sui materiali, al prossimo articolo altri dettagli e qualche segreto sul riconoscimento della materia

 

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