secondo una nota del vecchio ministero dal nome nuovo, e dalla nuova informale forma comunicativa, in data odierna dovremmo avere le prime frammentarie notizie in merito all’elenco dei Restauratori di Beni Culturali
Heep heep Urrah!
Vabbè, stiamo a vedere!
A chi interessa la questione? Apparentemente a pochi sparuti
I primi interessati siamo noi restauratori, esseri anomali, galleggianti nella sfera dell’indefinito dalla notte dei tempi, da quando esiste un bene culturale e l’interesse a conservarlo. In fondo vorremmo solo sapere se ci fosse dato di essere carne o pesce. Se ci fosse dato svolgere le mansioni, che peraltro svolgiamo da sempre, nell’agognata condizione di chi sa di essere al proprio posto.
È così banale il desiderio che mi sento puerile nello scrivere
Eppure qualche altro interesse emerge all’orizzonte … le gare d’appalto pubbliche inseriscono con più frequenza l’esplicita richiesta della una figura professionale del restauratore e allora diviene interesse delle aziende del settore edile, sapere chi sono questi soggetti, avere un elenco e potervi attingere
Un altro interesse è legato a quelle schiere di giovani aspiranti restauratori formati e sfornati a ritmo continuo da miriadi di scuole di restauro su tutto il territorio nazionale. Per il momento popolano i call-center, sfornano pizze e servono caffè, ma che renderanno evidente una contraddizione eclatante. Unico modo per nascondere la contraddizione di formare tecnici per lavori inesistenti e problematici è dargli lavoro, magari proprio quello per cui sono stati spennati senza ritegno sino ad oggi!
Infine una rinnovata sensibilità per l’ambiente e l’opera dell’uomo che, sotto il profilo del pensiero culturale, sta facendo capolino all’orizzonte
Poche motivazioni, ma con trend in aumento
In realtà ci si crede poco e come potremmo mai
Eppure abbiamo dei dati che depongono a nostro favore, la consuetudine e la costanza di setacciare superfici immense con bisturi e pennellino è un esercizio di concentrazione che dona una forza immensa, quella della pazienza!
Così potrebbe accadere che quando anche questo ministro sarà acqua passata, quando il nome del ministero sarà cambiato altre quattro volte noi saremo qui a svolgere il nostro nobile lavoro, con o senza l’elenco… E per sfinimento arriverà pure quello!
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/09/IMG_9730.jpg30244032Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-10-15 08:38:072018-10-15 20:29:23La forza della pazienza
Non ce ne siamo accorti, eppure in qualche momento della nostra storia si è perduto un connubio prezioso che rendeva unica la nostra arte
Parlo del legame tra arte ed architettura
Nel restauro sono classificate come superfici decorate dell’architettura, molti restauratori vi dedicano la vita professionale, molti storici dell’arte i loro studi
Vorrei focalizzare l’attenzione sullo stretto connubio, che le più antiche e belle città del mondo mostrano tra arte ed architettura. Per meglio comprendere il valore di questo legame perduto proviamo a pensare a cosa rende grande la nostra arte e rende uniche le nostre città storiche.
Potremmo dire l’urbanistica, i sontuosi palazzi, i dipinti nei musei e nelle chiese. Certamente! Ma la caratteristica peculiare di di quei palazzi e quelle cattedrali che ci fanno stare estasiati a testa in sù, sono le espressioni artistiche strettamente connesse al manufatto architettonico, nate per esservi indissolubilmente legate.
Mi riferisco ai dipinti a fresco, mezzi freschi, pitture a calce, decori a secco, graffiti, stucchi, soffitti lignei scolpiti e policromi e poi le opere lapidee come portali, portoni, sculture, colonne, mensole scolpite ed istoriate, capitelli istoriati, i mosaici e gli encausti
Tutte queste tecniche artistiche sono nate per decorare palazzi e chiese, e contribuiscono a rendere indissolubile il legame tra superficie dell’architettura ed espressione artistica
Non ce ne siamo accorti, ma in qualche momento della nostra storia ci siamo perduti questo anello, questo legame. L’evoluzione storica certo, la nascita di nuovi materiali e di un nuovo gusto. Una nuova economia che ha necessità di ritmo, produttività e velocità che aborrisce la lentezza. Forse lo abbiamo creduto ovvio e naturale
Così gli architetti, ad un certo momento della loro evoluzione professionale, anziché ricercare un accordo con il Michelangelo del futuro per trovare un equilibrio tra il genio espressivo e la finalità progettuale. Si sono trovati a sperimentare nuovi materiali dal gusto antico e a scegliere le piastrelle e le finiture da una catasta di cataloghi.
Allo stesso tempo gli artisti più apprezzati e quotati oggi progettano e realizzano le loro opere per ambientazioni spesso astratte, nella migliore delle ipotesi possono finire al centro di uno svincolo cittadino o in una teca nell’androne di un palazzo, ma sempre a se stanti, belle e sole, il più delle volte avulse dal contesto.
Abbiamo perduto qualcosa di prezioso la capacità di collaborare nel reciproco rispetto per creare qualcosa di più grande della somma delle singole professionalità. Confido nei corsi e ricorsi storici e attendo paziente che torni questo grande amore
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/09/IMG_9666.jpg40323024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-09-07 08:34:562018-09-07 10:06:27Il legame perduto tra arte ed architettura
Vi state chiedendo cosa sia mai la nevrosi del filo a piombo?
È una diffusa patologia che colpisce gli organi sensoriali di progettisti ed operatori in ambito architettonico ed è ben tollerata, anzi auspicabile, sino a che si estrinseca nei casi di progettazione dei grattacieli o delle villette a schiera con cappotto termico in polistirolo espanso. I problemi, anche gravi, insorgono nei casi in cui la patologia si manifesti in ambiti di restauro architettonico. In quel contesto specifico può avere effetti terribili, ma non per gli operatori che ne sono affetti, bensì per i beni sottoposti alle loro attenzioni!
È quella deviazione per cui ogni superficie dell’architettura, nei suoi rapporti intrinseci di piani e volumi, debba essere perfettamente lineare, ortogonale, parallela o perpendicolare
Linee dritte come saette che uniscono la sommità della copertura sino al piano di calpestio. Fughe prospettiche che paiono lame di coltelli, pareti piatte come lastre di vetro. Ci sono si anche angoli che non siano a novanta gradi, certo che sono ammessi. Quarantacinque, trenta? Ma che siano precisi!
Bene, direte voi, qual’è il problema? L’architettura è fatta da piani e volumi che si intersecano lungo linee parallele e ortogonali tra loro
Vero, ma se guardiamo con attenzione l’architettura storica, anche la più precisa e geometrica come quella di Palladio, ad esempio,
noteremo che le superfici non sono piattissime, gli spigoli non sono vivi, i raccordi tra modanature e sotto squadri non sempre sono a novanta gradi. Tutte le superfici, quelle antiche originali, se le guardate con attenzione, hanno delle minime imperfezioni. Le ampie pareti hanno impercettibili avvallamenti, gli spigoli hanno linee che curvano e si arrotondano anche se minimamente e non era solo per la tecnica o la tecnologia mancante all’epoca, ma era una scelta di gusto e la dobbiamo rispettare.
Ora, se il progettista o l’operatore dell’architettura si trova ad intervenire sulle superfici siano esse di intonaco o stucco di un bene architettonico storico e, per via della sua nevrosi del filo a piombo ci raddrizza ogni imperfezione. Il risultato sarà terribile. La nostra chiesa o il nostro palazzo assumerà l’aspetto di una qualsiasi villetta a schiera dell’hinterland delle nostre città, (fatto salvo la differenza dimensionale)
Ciò che ci fa innamorare dell’architettura storica e che la rende unica rispetto agli edifici contemporanei sono quelle minime imperfezioni delle sue superfici, che nulla tolgono alla grandiosità dell’opera, semmai la rendono unica e irripetibile. Rendere rettilineo tutto quello che si trova, corrisponde a soffocare un bene architettonico, a togliergli respiro, espressione e vita
Oh voi che potete, curate quella mortifera malattia della nevrosi del filo a piombo o nulla della nostra architettura antica si salverà!
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_2324.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-31 08:54:572018-08-31 12:58:43La nevrosi del filo a piombo nel restauro
Come in un trattato bislacco di antropologia psicoanalitica … Un decalogo che potrebbe svelare i segreti più reconditi del mondo del restauro, il rapporto tra i restauratori ed il cibo
Cosa mangiano i restauratori, qual’è il loro rapporto con il cibo, scoprirete che anche in questo caso i restauratori hanno delle peculiarità assolutamente “artistiche”
1 I restauratori amano il cibo, questa è una verità assoluta! Dev’essere un qualcosa che ha a che fare con l’amore per la vita che si riflette anche in quell’insano desiderio di dare nuova vita ai ruderi fatiscenti. In tanti anni di cantieri non ho mai incontrato un restauratore che non amasse il cibo o che non fosse goloso. lo amano in modo panteistico e disinibito, infatti tendono a sperimentare le più spericolate ed estreme forme di alimentazione
2 I restauratori, essendo animali migratori, hanno una cultura del cibo molto ampia, normalmente posseggono una mappatura precisissima di vasti territori dove trovare gelaterie, pizzerie, sushi bar, laboratori di pasticceria, e postacci infimi dove degustare i piatti tipici più folli e calorici nonché controindicati da qualsiasi regola alimentare
3 Il pranzo di cantiere è il momento aulico, rivelatore di una specie umana unica, poiché mostra la messa in atto di tutte le strategie e lo spirito di adattamento e inventiva tipico della categoria dei restauratori. Si potrà vedere chi scalda il pranzo vegano portato da casa al calore della lampada infrarossi e chi preferisce il classico fornelletto da colla. Chi si porta le lasagne della mamma e chi la quinoa con il seitan rigorosamente bio. Chi apparecchia i tappi dei secchi, prima utilizzati come tavolozza, con fogli di carta giapponese, e improvvisa posate mai viste prima. Chi essendo a dieta perenne sfodererà una castissima mela e la addenterà sognando il kebab giù in strada. Poi troverete il palestrato che agita in shecker improvvisati, improbabili beveroni iper proteici. Quando si opta per il pranzo fuori, la prima fase consiste nel rendersi minimamente presentabili, rimuovendo i calcinacci da scarpe, abiti, capelli e sciacquandosi il volto in qualche secchio. C’è chi si cambia e chi sfoggia la tuta, bianca maculata, con nonchalance. Poi c’è la “fashion lady” che prima di andare al ristorante, frequentato da camionisti e muratori multietnici, si rinfresca il trucco facendo la punta al kajal con il bisturi e ravviva i capelli infeltriti dalla polvere con gesto di assoluta plasticità, indossa il pile decathlon con originalità poiché consigliata nel look dall’inseparabile collega cultore di trend look, per il quale la moda non ha segreti!
4 Il restauratore in cucina è molto creativo, a volte troppo. Si destreggia con la colla di pesce come nessuno al mondo. Spesso si deve trattenere dallo sperimentare l’aggiunta di colla forte da foderatura, per ottenere quella famosa bavarese dall’aspetto scultoreo
5 Il panino mangiato su un ponteggio, tra le tegole del tetto di una Chiesa o sui gradini della villa storica tra i calcinacci ha un sapore unico di sogni e libertà, che credo sia di difficile comprensione per qualsiasi altra categoria umana dotata di senno
6 La restauratrice (scrivente), quando le suore di clausura le regalano la verdura del sacro orto, che si trova giusto accanto al cantiere, non può trattenersi dal perdere tempo per fare delle foto demenziali ispirate ad Arcimboldo … come quelle di questo articolo
7 Quando il restauratore si imbatte in un albero abbandonato e debordante di frutti all’interno di un cantiere , lo allevia magnanimamente dal suo peso, mangiando direttamente dall’albero una quantità inverosimile di frutti, ma lo fa per amore della natura, intendiamoci!
8 Il restauratore conserva le peculiarità della specie anche in ambiti casalinghi, pertanto evitate di utilizzare posate o tegami che rinvenite casualmente nella casa del restauratore in luoghi insoliti, tipo sul balcone, nello sgabuzzino o in bagno… potrebbero essere state utilizzate per mescolare il carbonato di ammonio o il benzalconio cloruro oppure per addensare panetti di chissà quale diavoleria chimica, lasciate stare e, se proprio dovete sapere di che si tratta, non vi resta che rivolgervi alla polizia scientifica!
9 Un cantiere di restauro non si può dire tale se, tra un secchio ed una scatola di pennelli, vicino alla zona adibita a camerino, delimitata da quattro pezzi di cellophane di riuso … non si trova la piccola dispensa della “schifezza” tipo merendine, cioccolato e la peccaminosa immancabile nutella. Lo yogurt, essendo troppo salutare, lo si mangia solo per garantire la fornitura di barattoli al cantiere … praticamente un esigenza di servizio!
10 la pausa caffè è sacra … sopratutto in quei cantieri senza il bagno o peggio in quelli dotati di WC chimico. Vi chiedete cosa centri il caffè con il bagno? C’entra, c’entra, fidatevi!
Aggiungete voi, nei commenti, gli altri punti dell’elenco
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_6568.jpg37903014Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-28 14:01:072018-08-28 16:59:01I Restauratori e il cibo Il decalogo
Piccola digressione su di un termine lessicale molto ricorrente nel nostro periodo storico …”Vergogna”
Vergogna. Termine del tutto applicabile e calzante al mondo del restauro, quel mondo ben noto a me, ai miei colleghi restauratori e a tutti quelli che a vario titolo si occupano di restauro. Il mondo dei beni culturali lasciati deperire, delle procedure burocratiche lasciate ad ammuffire e dei professionisti per modo di dire
Tutto una vergogna, comportamenti vergognosi, vergognati! Dovreste vergognarvi … e coì via. Non vi è giorno in cui all’apertura di giornali e social non si trovino almeno un paio di “Vergona!” già dalla prima schermata, applicata a qualsiasi ambito dello scibile umano
Non so come ma sto maturando degli anticorpi alla parola vergogna. Eppure la vergogna è un sentimento che tutti proviamo, quando sentiamo le gote infuocarsi e vorremmo tanto sprofondare di qualche centinaio di metri sotto alla crosta terrestre, ecco quella è la vergogna
Ma temo che in questo periodo storico abbia perduto il suo significato, si sia svuotata. Pronunciarla con sdegno o farla tuonare non cambia lo stato delle cose. È diventato un mantra , un grido di guerra “Vergognati! Vergognati tu!” e nessuno, proprio nessuno più, prova vergogna per se, pensa solo che la dovrebbero provare gli altri, ma questo vale assai poco! Direi che è un esercizio sterile tra esseri simili
Penso che sarebbe molto più auspicabile utilizzare di meno la parola vergogna e provare a sentire nel profondo cosa significhi. Le dinamiche del pensiero hanno meccanismi e motivazioni complesse, cercare di comprenderle potrebbe tutelarci all’abboccare ad un grido di guerra qualsiasi.
Rispolverare il rispetto avrebbe un significato ed un effetto sociale maggiore!
Il mondo della terracotta, come già mi è capitato di trattare su questo blog, è molto vasto per cui si rende utile suddividerlo in macro aree al fine di poterlo comprendere ed indagare al meglio.
Questo secondo articolo sulla terracotta si occuperà di un aspetto apparentemente banale, ma su cui ritengo utile indirizzare l’interesse e l’osservazione è il decoro modulare dell’architettura, ovviamente in terracotta
Se prestiamo attenzione i dettagli o motivi decorativi modulari nell’architettura in laterizio di terracotta sono veramente molti, possono riguardare porzioni sotto gronda, cornicioni, balconi, portali d’ingresso, pennacchi e comignoli
Tutti elementi decorativi che derivano dalla natura modulare intrinseca al mattone o laterizio in terracotta
È una particolare tecnica decorativa che spesso è la risultante dal semplice posizionamento di una fila di mattoni in terracotta con un angolazione lievemente ruotata, così da creare un elemento decorativo modulare.
Una tecnica semplice ed economica ma di grande impatto decorativo
Questa tecnica decorativa è molto diffusa nell’edilizia storica e monumentale sino all’archeologia industriale. Copre un arco temporale estremamente vasto, che va dal medioevo alla prima metà del ‘900, ma se indaghiamo con attenzione ne troveremo anche prima e dopo tale periodo
Gli elementi modulari che creano dettagli decorativi, nell’architettura storica tendono ad avere oltre che un allettamento ruotato o angolare dei mattoni, anche degli specifici elementi decorativi, magari semplici e a stampo ma che collocati consequenzialmente assumono un andamento modulare ed un aspetto decorativo imponente. Archetti ciechi, colonne tortili, motivi floreali ed altro ancora
Questa stessa tecnica nell’edilizia ottocentesca o nei capannoni dedicati all’artigianato o all’industria è sfrondata dagli elementi decorativi a stampo, resa essenziale e ancor più economica ma tuttavia molto efficace sotto il profilo estetico
Nell’archeologia industriale si utilizza come base decorativa il semplice mattone da costruzione, variandone l’allettamento
Vediamo alcuni esempi: nell’immagine sotto un balcone i cui motivi decorativi sono disegnati dal posizionamento verticale e orizzontale del mattone e dai vuoti da essi lasciati
Nel seguente decoro sotto gronda abbiamo un posizionamento a 45 gradi longitudinale che crea l’effetto cornicione e 45 gradi orizzontale che crea il decoro della fascia
Chissà quanti ne vedrete ogni giorno di questi decori ed ora ne troverete a bizzeffe , buona ricerca
Oggi voglio pensare ad una preghiera, comune a tutte le credenze religiose, per la martoriata città di Genova. Affinché una speranza, una nuova speranza dia vita ad un cristallino e disinteressato amore per il bene comune, quello della nostra povera Italia
Perché costruire edificare e, più genericamente svolgere con ineccepibile correttezza il proprio lavoro torni ad essere il fondamento di rinascita della società.
La nostra società è oggi asfittica e decadente . Quando rivolgo il mio pensiero a certe espressioni dell’Italia contemporanea, mi torna alla mente “Sembran fére d’avorio” la poesia di Anton Maria Narducci sui pidocchi della donna amata!
Mi occupo di restauro di opere d’arte , questo blog si occupa di restauro e non di statica delle strutture ingegneristiche. Ciò nonostante il crollo del ponte di Genova mi induce pensieri e riflessioni sul lavoro in genere su come si svolge e su chi lo svolge
Sui talenti e sulle capacità spesso frustrate
Sui valori, sull’etica e sulla morale, argomenti che ai più possono suscitare un sorriso di compatimento. Ma sarà attraverso la correttezza professionale, di ogni professione, che il nostro paese potrà riprendere forza e solidità
Fare bene il proprio lavoro deve tornare a dare una soddisfazione superiore all’appropriazione indebita. L’appropriazione indebita, sia essa di lavori, incarichi, prebende o denaro deve tornare nella sfera dell’illecito
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/Schermata-2018-08-16-alle-13.03.27.png11681024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-16 13:07:332018-08-17 09:17:21Genova, preghiere e speranze
Con questo titolo da manualistica frivola vorrei in realtà indagare una problematica molto diffusa, potremmo definirlo un tranello che ogni addetto ai lavori, ogni esperto d’arte ed ogni appassionato, prima o poi incontra. Parlo della probabile confusione tra due stili e la possibilità di errore nella datazione di un oggetto apparentemente medievale che in realtà è ottocentesco
Tutti sappiamo che il neo gotico, tendenza stilistica affermatasi nel XIX secolo che amava e ambiva imitare il gotico. Lo imitava così accuratamente, nello stile e nella forma che oggi, complice la patina che ormai ricopre anche le opere neogotiche, diviene di difficile distinzione
La questione può sembrare banale all’apparenza. I due stili, in cui il secondo imita il primo in un ritorno di fortuna critica, sono distanziati da 5 ai 7 secoli, a seconda dei casi e delle aree geografiche. Eppure i falsi medievali sono all’ordine del giorno, tenendo presente che molti edifici medievali sono stati “restaurati” con gusto neogotico nell’ottocento. In quei casi specifici vi saranno parti originali e porzioni neogotiche che convivono sulla medesima facciata
Vediamo come la disciplina del restauro può contribuire a distinguere questi due stili in questo decalogo
In linea generale il neogotico tende a idealizzare e perfezionare il gotico originale perciò, tende a renderlo più lucido, preciso, speculare e rigido. Questo si manifesta in tutte le espressioni artistiche dall’architettura alla pittura, alla gioielleria, alle vetrate, ecc
Gli intonaci ci offrono uno spunto molto utile. Nello stile neo gotico gli intonaci sono generalmente di granulometria sottile, lisci e compatti. Composti dal legante minerale ( calce idrata) e, per lo più da un inerte unico, spesso sabbia di fiume ben vagliata.
La scultura neo gotica utilizza spesso materiali che non erano in uso nel medio evo; sia per quanto riguarda la materia prima da scolpire (predilige pietre dure e compatte che tengano il taglio), sia per quanto attiene gli attrezzi da scultura. Se si osserva con attenzione si troveranno tracce di attrezzi più avanzati che consentono la definizione di forme più precise e una lucidatura superficiale. Tuttavia la scultura è l’espressione artistica che riesce meglio ad ingannare, soprattutto quando è realizzata sulla pietra arenaria, che degradandosi e perdendo gli strati superficiali, rende difficile il riconoscimento
I colori, il periodo neo gotico corrisponde alla rivoluzione industriale ed alla nascita dei colori in tubetto, oltre che alla messa a punto di nuovi pigmenti, pertanto un analisi chimica potrebbe aiutare molto a distinguere pigmenti antichi da quelli nati nel XIX sec.
Il blu merita una nota a parte, nella pittura in genere, nel periodo neo gotico si tende a sostituire il blu cobalto ed il lapislazzuli con il blu oltremare. Saper distinguere a occhio questi pigmenti aiuta molto nell’individuazione della giusta collocazione storica
Le dorature, il neo gotico adora le dorature e spesso ne abusa, dal punto di vista tecnico sono realizzate come quelle medievali ma il bolo e la mestica preparatoria possono differire parecchio e svelarci dei segreti
I bianchi, così come i blu sono un distinguo fondamentale nel periodo neo gotico si utilizzano i bianchi più bianchi, si abbandona la calce e la biacca per indirizzarsi verso i nuovi prodotto come il bianco di zinco
Le tecniche sono spesso simili a quelle antiche ma vi si trovano piccoli distinguo, ad esempio i dipinti murali sono sempre meno a fresco e più a secco, questi ultimi utilizzano spesso un colore bianco uniforme di fondo e supporto per il dipinto e prediligono le superfici lisce e compatte.
I mosaici sono generalmente distinguibili per un enfasi del dettaglio e della narrazione dell’iconografia, ma anche dal colore delle tessere di pasta vitrea nonché dalla modalità di allettamento delle tessere stesse.
I documenti, infine non si possono che citare i documenti, per il periodo neogotico sono molto più presenti che per il medioevo pertanto vi consiglio di cercare, scavare, scartabellare e, alla fine qualche documento della vostra opera neogotica emergerà
Buona ricerca a tutti
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_0979.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-14 08:43:282018-08-16 11:24:46Gotico o Neogotico? Il decalogo del restauratore
In queste notti estive alziamo gli occhi per vedere le stelle cadenti e speriamo così di realizzare quel nostro sogno, proprio quello … ma già che ci siamo anche quell’altro, quello che teniamo di riserva, non si sa mai che ci sia posto
Anche i restauratori sognano, anzi sono sognatori per eccellenza.
Vediamo cosa sogna il restauratore medio
Innanzitutto, il giovane futuro restauratore, sogna di diventare restauratore
Dopo di che sogna di poter entrare in quella prestigiosa scuola per indossare il camice bianco ed accedere a tutti i segreti del mestiere come fosse l’accesso al paradiso
Poi comincerà a sognare di restaurare quella bellissime opere d’arte. Prima quella che vedeva sempre in quella via dove andava da bambino e poi quella famosissima che spicca da tutti cartelloni pubblicitari, ma si, quella di quel museo famoso
Per ovvia conseguenza sognerà di fulminare tutti i concorrenti che avranno avuto accesso a quelle meravigliose opere al posto suo
Quindi, come per ogni altra categoria umana, sognerà di diventare ricco e famoso
E le stelle cadenti guardano il folle sognatore e scuotendo il capo gli chiedono inascoltate, ma sei sicuro? Vuoi davvero diventare un restauratore? Sicuro, sicuro?
Le stelle sono buone e … POP! Danno inizio al processo di avveramento dei sogni dell’aspirante restauratore. Un processo burocratico lungo e tortuoso, quasi come quello della disciplina transitoria della qualifica dei restauratori per darvi un’idea. Loro hanno fatto il loro lavoro, hanno dato inizio al processo ed in parte, esaudito il desiderio
Così dopo qualche anno il nostro sognatore sarà restauratore, ed ecco che si troverà a guardare il cielo delle notti d’estate con nuovi sogni da esprimere. Essendosi scordato che, anche se in parte, i suoi sogni si sono avverati
Così accadrà che:
Quando otterremoquel lavoro che tanto desideravamo, penseremo sia un ovvio compenso per le fatiche profuse
Quando il nemico tanto odiato esalerà l’ultimo respiro, piangeremo sincere lacrime di dolore, per colui che nel frattempo era divenuto amico
Quando finalmente diventeremo ricchi, probabilmente non ce ne accorgeremo
Quando la categoria dei restauratori sarà definita, probabilmente non servirà più a nessuno
I sogni si avverano, quando lo vogliono loro, non quando lo vorremmo noi
I sogni si avverano siamo noi ad avere la memoria corta
I sogni si avverano, solo dovremmo fare attenzione a desiderare sogni più grandi
E tu , cosa hai sognato un tempo e cosa sogni ora?
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SilviaContiRestauroConservativo
http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_9514.jpg40323024Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-11 08:31:452018-08-11 09:55:05Stelle cadenti e restauratori
Il restauro, come accade di ripetere spesso, è una fase di studio imprescindibile per l’opera d’arte, un occasione unica di vedere, analizzare ed approfondire i dettagli tecnici
Le datazioni delle opere, come ben sappiamo, sono un campo specifico di pertinenza della storia dell’arte. Esse possono avere un origine documentale, ovvero essere supportate da fonti documentali oppure desunte da analisi stilistica e queste sono le più diffuse, perché riguardano quelle opere che hanno goduto di scarsa fortuna critica o comunque le meno studiate negli anni
Il punto di analisi di questo articolo è come possa il restauro contribuire alla raccolta dei dati utili a pervenire ad una datazione
In realtà la fase di restauro può contribuire in maniera concreta alla definizione di una datazione di un opera seguendo i tre seguenti punti di studio
1 – Analisi dei materiali anche con il supporto delle indagini diagnostiche. Infatti dal tipo di pigmento utilizzato, oppure dalla dimensione e dalla trama della tela di un dipinto o dell’essenza del legno di una scultura o ancora dal tipo di mestica utilizzata si possono trarre molti indizi estremamente utili alla datazione
2 – Rinvenimento di dettagli quali firme, foglietti scritte, tipologia dei chiodi, ecc
3 -Analisi e studio della tecnica artistica, anche la tecnica artistica è spesso legata ad un periodo o ad un area geografica ed analizzarla con cura può fornire molti dati utili
Chiaramente l’esperienza personale e il bagaglio culturale di ogni singolo professionista, la capacità di riconoscere ed interpretare i segni e le tracce nella materia delle opere sono di grande importanza, così come la specifica esperienza sulle opere di un dato artista o di una specifica area geografica può influire ulteriormente alla datazione di un opera
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http://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/08/IMG_0982.jpg24483264Silviahttp://www.silviaconti.it/silviaconti/wp-content/uploads/2018/05/Logo-SC-120.pngSilvia2018-08-08 12:07:182018-08-08 12:07:18Restauro e datazioni, quali connessioni
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