I Colori delle Città – Articolo su Artribune
I COLORI DELLE CITTA’
Un mio articolo pubblicato da ARTRIBUNE clicca sul link per leggere l’originale
Pubblicato su ArTribune il 18 maggio 2020
I COLORI DELLE CITTA’
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Pubblicato su ArTribune il 18 maggio 2020
Non ce ne siamo accorti, eppure in qualche momento della nostra storia si è perduto un connubio prezioso che rendeva unica la nostra arte
Parlo del legame tra arte ed architettura
Nel restauro sono classificate come superfici decorate dell’architettura, molti restauratori vi dedicano la vita professionale, molti storici dell’arte i loro studi
Vorrei focalizzare l’attenzione sullo stretto connubio, che le più antiche e belle città del mondo mostrano tra arte ed architettura. Per meglio comprendere il valore di questo legame perduto proviamo a pensare a cosa rende grande la nostra arte e rende uniche le nostre città storiche.
Potremmo dire l’urbanistica, i sontuosi palazzi, i dipinti nei musei e nelle chiese. Certamente! Ma la caratteristica peculiare di di quei palazzi e quelle cattedrali che ci fanno stare estasiati a testa in sù, sono le espressioni artistiche strettamente connesse al manufatto architettonico, nate per esservi indissolubilmente legate.
Mi riferisco ai dipinti a fresco, mezzi freschi, pitture a calce, decori a secco, graffiti, stucchi, soffitti lignei scolpiti e policromi e poi le opere lapidee come portali, portoni, sculture, colonne, mensole scolpite ed istoriate, capitelli istoriati, i mosaici e gli encausti
Tutte queste tecniche artistiche sono nate per decorare palazzi e chiese, e contribuiscono a rendere indissolubile il legame tra superficie dell’architettura ed espressione artistica
Non ce ne siamo accorti, ma in qualche momento della nostra storia ci siamo perduti questo anello, questo legame. L’evoluzione storica certo, la nascita di nuovi materiali e di un nuovo gusto. Una nuova economia che ha necessità di ritmo, produttività e velocità che aborrisce la lentezza. Forse lo abbiamo creduto ovvio e naturale
Così gli architetti, ad un certo momento della loro evoluzione professionale, anziché ricercare un accordo con il Michelangelo del futuro per trovare un equilibrio tra il genio espressivo e la finalità progettuale. Si sono trovati a sperimentare nuovi materiali dal gusto antico e a scegliere le piastrelle e le finiture da una catasta di cataloghi.
Allo stesso tempo gli artisti più apprezzati e quotati oggi progettano e realizzano le loro opere per ambientazioni spesso astratte, nella migliore delle ipotesi possono finire al centro di uno svincolo cittadino o in una teca nell’androne di un palazzo, ma sempre a se stanti, belle e sole, il più delle volte avulse dal contesto.
Abbiamo perduto qualcosa di prezioso la capacità di collaborare nel reciproco rispetto per creare qualcosa di più grande della somma delle singole professionalità. Confido nei corsi e ricorsi storici e attendo paziente che torni questo grande amore
Testi e immagini
SilviaContiRestauroConservativo
La terra non è il mio elemento preferito, eppure non posso sottrarmi al fascino della sua possente versatilità.
Quando si osserva l’architettura storica di certe aree urbane, soprattutto in pianura, dove abbonda l’argilla, ci si deve rendere conto che tutto attorno a noi, non è altro che terra!
È stupefacente
Eppure quelle città, quegli edifici, quelle chiese sono terra, sapientemente plasmata dalla fatica e dall’ingegno dell’uomo.
I mattoni di terracotta sono terra argillosa cotta nei forni. Piccoli moduli resistenti che ben assemblati e legati con malta di calce, possono generare un possente muro di difesa così come leggiadri elementi decorativi.
La malta che lega, unisce e alletta i mattoni è composta per due terzi di sabbia di fiume o terra di campo, il rimanente terzo è calce, un legante minerale derivante dalla cottura del calcaree
…che in fondo, in fondo non è altro che terra sterile, sedimentata nei millenni.
I colori che decorano gli edifici sono in gran parte di cavatura, chiamati genericamente “terre”; i gialli ocra e di Siena, i bruni, le terre bruciate generano alcuni rossi che virano all’arancio, ed altri ancora, con infinite varianti a seconda delle zone, dei minerali presenti e delle caratteristiche chimico fisiche della terra. Colori legati, schiariti e mescolati con calce idrata, la terra sterile di cui sopra.
Ed è sempre terra
“Terra e acqua” per l’esattezza, (e per citare una bellissima canzone di Giovanna Marini). Già perché l’argilla è plasmabile grazie all’acqua che la imbeve e la calce si spegne e si diluisce con l’acqua.
Terra e acqua così come per tutto attorno a quelle città di terracotta, i campi coltivati, le rogge, i fiumi.
Poi ci sono i materiali di finitura. Una buona dose di legno, (che nasce dalla terra) per il legname che forma i solai e gli infissi, un pizzico di ferro, (che si estrae dalla terra) per le catene ed i capo-chiave, vetro, (i cui minerali si trovano nella terra, vedi la silice), per le finestre, ed ecco la nostra città .
Un chiosa sull’evoluzione; dalla metà del ‘900 si è diffuso a macchia d’olio l’uso del cemento, che in fondo è una terra vetrificata dalla cottura del clinker ad oltre 1000 gradi. Le città di terracotta non amano molto la sua rigidezza e tendono a respingerlo con macchie di umidità e orribili deformazioni, così come i colori sintetici disciolti in materiale plastico, anch’essi respinti, espulsi, macchiati, deformati.
Così mi viene da pensare che, in fondo per comprendere i fondamenti della conservazione e del restauro basterebbe ascoltare i messaggi che i nostri manufatti storici ci mandano, che sono forti e chiari. Basta osservare, con un poco di pazienza.
Testi e immagini
SilviaContiRestauroConservativo