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Il Natale dei restauratori

Tanti Auguri di Buone Feste

 

Normalmente inizia così! Una frase che già nasconde il profumo di case in festa, luci, panettone e pranzi infiniti

Ma cos’è il Natale, a parte i significati religiosi, dal punto di vista antropologico non è che una reazione chimica, molto delicata e dal precario equilibrio, basta un nulla, una piccola variazione, una folata di vento, un variabile di troppo per rovinare tutto

Il Natale per i restauratori e per chi lavora nell’ambito dei Beni Culturali può nascondere mille e più risvolti imprevedibili

  Tanto per cominciare Natale è la data deputata per la consegna di qualsivoglia lavoro, non importa se lo hai cominciato a novembre. Consegna entro Natale, prima delle feste, prima della fine anno. Entro e non oltre Natale!

Come dei forsennati, ogni anno, ci si trova a terminare lavori e progetti entro Natale, per poi consegnarli oppure inviarli agli uffici competenti: comuni, regioni, soprintendenze, curie, parrocchie prima di Natale così da far felice la committenza ed onorare il contratto, pur sapendo che del tuo progetto, del tuo lavoro, nessuno avrà tempo di  accorgersi fino almeno alla metà di gennaio.

 Poi ci sono i bandi di gara pubblicati il 22 dicembre con scadenza il 7 gennaio. Il responsabile del procedimento è finalmente tranquillo, ha fatto il suo dovere, il sindaco ne sarà certamente felice, ma chiunque vorrà partecipare a quel bando avrà un netto di tempo di qualche ora per adempiere alle procedure e partecipare … praticamente una rocambolesca corsa contro il tempo.

 Infine ci sono i cantieri …  ti stavi aggirando per il cantiere con la maglietta leggera e pensavi: “vabbè ho tempo sino a Natale” e poi ti volti, addosso hai una stratificazione di abiti, pari a tutto il catalogo Quechua di Decathlon, il sagrestano sta addobbano le lesene che stai restaurando e Natale è alle porte. Un tuffo al cuore una fitta al pensiero, un irrefrenabile desiderio di fuga e la cruda realtà davanti a te … Oddio non ce la farò!!! Tranquillo ce la farai, ma quando tornerai a casa trascinandoti sui gomiti, ti aspetteranno tutti i festanti preparativi per il Natale.  Tanti Auguri … di buona sopravvivenza, collega!

Perché il concetto di Natale nasconde il pensiero recondito ma molto radicato nell’animo umano di “fine”, eppure  Natale è nascita e nuova vita. Forse per predisporsi al nuovo, nuova vita, nuova luce, nuovo anno si vuole finire tutto il pregresso. Ok ma noi siamo dediti alla conservazione pensiamo al nuovo, ma conserviamo il vecchio e qualche volta conserveremmo anche il vecchio anno … abbiate pietà di noi!

E non  vi è questione religiosa che tenga, che tu sia di religione ortodossa, cristiana, ebraica, induista, mussulmana, buddista, oppure ateo o agnostico, se vivi in Italia, la frenesia del Natale ti coinvolgerà  inesorabilmente

Tanti Auguri a tutti voi … resistiamo!

Testi e immagini

SilviaContiRestauroConservativo

L’ “Addio monti” nel restauro

Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio!  …”

Così scrisse Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, uno dei brani più famosi dell’intero romanzo detto semplicemente “Addio monti”. Famoso perché racconta di un sentimento diffuso, quello che tutti provano, nel momento in cui si allontanano da un luogo amato e al quale sono legati in modo profondo

Vi state chiedendo quale relazione possa mai avere questo brano della più classica letteratura con il restauro, ebbene nulla è più calzante di questo scritto con il momento in cui un opera restaurata viene riconsegnata al mittente

È un momento difficile che solo i restauratori possono descrivere. Anzi, forse è meglio che non lo facciano!

Nulla di più distante dalla razionalità e dal senso di opportunità. Nulla di cui si possa parlare con altre persone, con altre categorie professionali, senza sentirsi addosso un paio di occhi sgranati Insomma una piccola follia tutta nostra che è meglio tenere celata

Il lavoro è finito, tutto è andato per il meglio, sarebbe giunto il momento di raccogliere proventi e quel pizzico di gloria … eppure, riguardando bene l’opera, forse manca qualche ritocco e, certamente attendere che la vernice stabilizzi sarebbe la cosa più giusta. Qualche volta siamo disposti a fare la figura di chi non rispetta i tempi e chiediamo un poco di tempo in più

 Non importa se si tratti di un cantiere, di un dipinto o di una sedia; il distacco dall’opera con la quale si sono passati giorni, settimane, mesi a volte anni è sempre  faticoso

Se si tratta di piccole opere, ormai sono divenute parte dell’arredo del nostro studio o del nostro spazio vitale, con le sculture ci parliamo, nei cantieri ci viviamo. E, a forza di viverli e viverci, sentiamo la loro voce e, non ci sentiamo neppure pazzi!

Pare strano ma è proprio insito nel fatto che si passino molte ore con l’opera che spesso consente di sondarne le caratteristiche tecniche e costitutive più recondite. Di comprendere a fondo cosa sia originale e cosa no, dove sia l’origine del degrado, quali le cause. Altre culture la potrebbero chiamare meditazione, concentrazione

Guarda caso i lavori fatti in fretta hanno più probabilità di presentare problemi, forse perché non c’è stato il tempo di connettersi con l’opera e comprenderla nel profondo? Forse si!

Infine chiudere un cantiere, concludere un lavoro di restauro, chiude una parentesi di relazioni, quelle che si erano stabilite per l’esecuzione dei lavori, con la committenza, i funzionari di zona, colleghi, fornitori siano essi di materiali o di caffè … insomma Manzoni, ha scritto l'”addio monti” per noi e non lo poteva sapere

Qual’è stato il vostro addio? ditelo nei commenti

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SilviaContiRestauroConservativo